Con la parola “furbetto” oggi si tende ad indicare un soggetto che cerca di aggirare le regole per non pagare qualcosa, per ottenere un sussidio o per evitare alcuni adempimenti della vita di tutti i giorni o del lavoro. Sui media si è tanto parlato dei "furbetti del cartellino", cioè quei lavoratori pubblici assenteisti che timbravano il badge di ingresso al lavoro e poi uscivano per le loro esigenze personali. Poi è stata la volta dei "furbetti del reddito di cittadinanza", persone che celavano redditi, modificavano il nucleo familiare o nascondevano attività in nero pur di ottenere il benefit economico del sussidio.
Adesso di parla dei "furbetti delle bollette" per le utenze domestiche, con persone che adottano pratiche non propriamente consone, per non pagare le bollette della luce piuttosto che del gas.
Il noto sito di informazione legale “studiocataldi.it” riportando i dati di uno studio di un altro sito molto popolare, cioè “facile.it”, mette in risalto quello che sembra essere in autentico fenomeno, il “turismo energetico”. Una pratica che per chi la adotta sembra che consenta di farla franca e non pagare le bollette. A dire il vero però, non sempre questa pratica dà i frutti sperati da chi la adotta, perché sempre dall’articolo di Studio Cataldi, si evince che le aziende fornitrici hanno le carte in mano per recuperare lo stesso i soldi loro dovuti.
Nello studio di cui si parla, sembra che questa pratica che riguarda 120.000 utenti, abbia i numeri più rilevanti in alcune regioni del Mezzogiorno.
Il cambio di fornitore
Se non pago la bolletta della luce o del gas e poi cambio fornitore posso farla franca? La domanda fuoriesce proprio dal sistema che, secondo lo studio, molti italiani adotterebbero per non pagare più i consumi pregressi verso una compagnia di fornitura.
Prima non pagano la bolletta e poi tentano di cambiare fornitore, come consentito dal mercato libero, per evitare di pagare quanto dovuto al precedente gestore.
Sarebbero oltre 120mila gli italiani ad averci provato con numeri accentuati in Calabria, Sicilia e Campania. Spesso l’operazione dà i suoi frutti, con le vecchie compagnie di fornitura che inseguono i morosi perché il distacco della fornitura o la riduzione della potenza non può essere applicata perché si è cambiata Azienda. Dallo studio emerge anche che il 3% circa delle domande di cambio gestore in questi casi è stato respinto dal ovo fornitore. La responsabile dell’area energia del sito Facile.it, Silvia Rossi infatti, conferma come le società del settore energetico hanno la facoltà di respingere le richieste di passaggio se sospettano una pregressa morosità del soggetto che presenta domanda. Questo avviene qualora, tra l’incrocio delle banche dati, il richiedente venga sospettato di avere pendenze arretrate con le altre società concorrenti della nuova a cui si chiede il passaggio o che venga beccato ad aver adottato questo sistema più volte nei 12 mesi precedenti.
Cosa hanno in mano le aziende per bloccare queste pratiche illecite
Si chiama Cmor, acronimo di "corrispettivo di morosità" ed è un meccanismo che consente alle ditte fornitrici di gas e luce di andare a recuperare gli importi delle bollette non saldate da chi riesce nell’intento di cambiare fornitore. In pratica si tratta di una postilla con tanto di importo da recuperare che viene inserita nella bolletta del nuovo fornitore. La legge prevede che il Cmor venga inserito non nella prima bolletta dei consumi del nuovo fornitore, ma in una di quelle successive entro 12 mesi, che poi è il periodo temporale offerto ai morosi per rientrare del loro debito provvedendo a pagare le cifre pregresse.
Facile.it si spinge anche a presentare quello che è un autentico identikit dell’utente moroso. Oltre all’ambito territoriale, che come dicevamo riguarda quelle tre Regioni del Sud Italia dove statisticamente ci sono più casi di morosità, secondo il sito sono i più giovani (under 40) quelli che cercano escamotage di questo tipo.