Come ogni anno, in corrispondenza del World Economic Forum di Davos, l'associazione Oxfam ha pubblicato un report dai toni sensazionalistici volto ad attirare l'attenzione dei media sul problema della disuguaglianza.

Nonostante la metodologia utilizzata sia sta più volte criticata e in diverse sedi sia stato evidenziato il carattere fuorviante delle statistiche proposte, molte testate con la doverosa eccezione de il Foglio, insistono nel rilanciare i proclami sensazionalistici dell'associazione testimoniando come la tentazione di "fare notizia" si confermi più forte della volontà di informare correttamente i propri lettori rendendoli Liberi Di Scegliere le proprie posizioni con cognizione di causa.

La ricchezza negativa falsa le statistiche Oxfam

Un primo rilevante problema con le dichiarazioni sul gap tra ricchi e poveri deriva dal fatto che la disuguaglianza di ricchezza è più difficile da misurare della disuguaglianza di reddito poiché molte persone hanno una ricchezza negativa. Nei paesi ricchi, è abbastanza comune che le persone possano avere un patrimonio netto negativo quando il valore delle loro passività è superiore al valore delle attività.

Dunque la quota di individui più poveri, utilizzata come termine di paragone include anche una serie di individui che non lo sono affatto, ma presentano un patrimonio negativo. Ad esempio Donald Trump negli anni Novanta sarebbe stato incluso nell'insieme delle persone più povere della terra per via dell'elevato valore dei debiti da hotel, casinò e compagnie aeree fallite che superava quello delle attività di sua proprietà.

Questo è particolarmente evidente guardando al Credit Suisse Global Wealth Report - che Oxfam utilizza come fonte primaria di dati sulla ricchezza della metà inferiore - dove il 10 per cento inferiore della distribuzione globale della ricchezza contiene un gruppo di nordamericani ed europei, mentre il 10 per cento successivo quasi non ne contiene: si tratta degli americani con un elevato debito contratto per studiare o per acquisti fatti con carte di credito.

Che senso ha misurare la disugualianza utilizzando come termine di confronto un gruppo di poveri che potrebbe includere Donald Trump?

Oxfam disattende le proprie fonti

Come evidenziato da Carlo Stagnaro su il Foglio, lo stesso Report di Credit Suisse, che viene utilizzato da Oxfam per argomentare la crescita della disugualianza, riporta l'andamento tra il 2009 e il 2019 della quota ricchezza detenuta rispettivamente dal 10%, dal 5% e dall'1% più ricco della popolazione insieme all'indice di Gini.

È abbastanza evidente che a livello globale, sebbene la quota di ricchezza dei ricchi sia rimasta stabile (se facciamo riferimento all'1%, concentrandoci sui super ricchi si può osservare una crescita) è decisamente cresciuta la quota che fa riferimento al 90% meno povero. Come sintetizzato in modo esemplare da Gregg Easterbrook torturando i numeri abbastanza a lungo è possibile fargli dire qualunque cosa.

Il report di Credit Suisse conferma che la distribuzione della ricchezza globale si presenti estremamente concentrata, come efficacemente esemplificato dall'immagine della Global Wealth Pyramid, ma tutte le indicazioni in merito al variare nel tempo delle condizioni della popolazione più povera risultano arbitrarie e costruite di proposito.

Jim Davies, professore di economia all'Università dell'Ontario occidentale e uno degli autori del rapporto del Credit Suisse, ha scritto al periodico vox.org via email che: "Pensiamo che la cosa utile da sapere è che la metà inferiore ha quasi certamente meno dell'1% della ricchezza mondiale. Cercare di dire esattamente di quale % la loro ricchezza cambia di anno in anno non è molto fruttuoso.

C'è un ampio margine di errore intorno a qualsiasi stima di quella %".

La verità dietro i proclami di Oxfam

Provando a riepilogare, Oxfam sostiene che i ricchi diventano più ricchi mentre i poveri diventano più poveri, è corretto? La risposta veloce è che i ricchi stanno sicuramente diventando più ricchi (il fenomeno è maggiormente significativo se ci si concentra su un limitato numero di persone al margine), ma è anche vero che le persone più povere del mondo stanno diventando sempre meno povere, dunque l'argomento principale portato avanti dall'associazione è del tutto infondato.

Il miglioramento di condizioni delle persone meno abbienti è visibile in una serie di statistiche, quali ad esempio le stime della Banca Mondiale sul numero di persone che vivono con meno di 1,90 dollari al giorno.

Questi dati si basano su indagini sulle famiglie che richiedono anni per essere raccolti, quindi sono obsoleti in ogni momento, ma la crescita economica in India, Cina e persino nell'Africa subsahariana suggerisce che il progresso è continuato fino ai giorni nostri.

Dunque è bene considerare che il fatto che i ricchi diventino più ricchi non preclude che anche i poveri diventino più ricchi, e mentre le classi medie negli Stati Uniti e in Europa hanno visto una crescita del reddito inferiore a quella delle persone più povere nei paesi in via di sviluppo o delle persone più ricche della terra, il progresso del mondo contro la povertà estrema è reale e notevole.