Oggi si celebra il 70° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale. Il 7 maggio del 1945 è stato uno dei giorni più felice della storia del XX secolo, il giorno in cui è stata firmata la resa incondizionata con la quale si portava a termine uno dei conflitti europei più drammatici della storia. È la fine del terzo Reich, l'arrivo della pace.
Il discorso di Churchill
Lo scenario era desolante: strade piene di cadaveri, città in rovina e milioni di persone senza cibo né case. Ma Winston Churchill seppe dare a quella giornata una forte carica di speranza nel futuro.
Nel suo discorso dichiarò: "La resa incondizionata dei nostri nemici è stato il segnale per la maggior esplosione di allegria nella storia dell'umanità". Da quel giorno si poteva ripartire verso un mondo pacificato.
La morte di Hitler
A metà febbraio del 1945, gli Alleati bombardarono Dresda, uccidendo 35mila civili tedeschi. Il 7 marzo soldati americani attraversarono il fiume Rin a Remagen e il 16 aprile un'offensiva sovietiva permise l'ingresso delle truppe a Berlino. Il 30 aprile Adolf Hitler si suicidò e otto giorni dopo, il 7 maggio del 1945, la Germania si arrese agli fronte agli Alleati.
Imparare dagli errori
Dopo 70 anni da quel memorabile giorno, Papa Francesco ha affermato che "bisogna imparare dagli errori".
Secondo Gennaro Malgieri, ex deputato e già direttore del Secolo d'Italia, è imperativo ricordare anche che gli egoismi politici, economici e sociali che non rimangono a lungo nel recinto del confronto civile tra gli Stati, ma che prima o poi deflagrano, come è accaduto cento anni fa e settant'anni fa: "Come accade, purtroppo anche oggi, constatando che dalle tragedie del passato non abbiamo imparato soprattutto a rispettare l'altro.
Le civiltà, quando sono tali, si confrontano non si combattono per annientarsi".
La solitudine della Russia
La Russia celebra l'anniversario di questa data importante in soliditudine, senza l'Occidente. Secondo Malgieri questo gesto significa che "l'Occidente non ha capito, ricorrendo alle sanzioni, che la Russia di Putin non può essere il 'nemico'.
L'anima inquieta di questa grande nazione-continente, chiede di essere compresa". "E l'insofferenza - continua Malgieri - verso l'Occidente testimonia il rifiuto di una cultura onnivora, pervasiva che vuole diventare egemone. Dovremmo in Occidente ricordare un po' di più Solzenicyn per capire Putin, per quanto possa sembrare paradossale".
La guerra contro l'Isis
Sul conflitto tra il mondo occidentale e i fondamentalisti islamici, l'autore di 'Il pallone smarrito' (Tabula Fati, 2014) e 'L'allegro naufragio' (Minerva Edizioni, 2014) sostiene che si è sviluppata da tempo "una guerra asimmetrica che l'Occidente ha combattuto male militarmente e culturalmente fin dal settembre 2001". "Bisogna capire innanzitutto" - spiega Malgieri - "che nel mondo islamico è in corso una guerra civile.
L'apparizione sinistra del califfo è stata a lungo sottovalutata in Europa soprattutto. E quasi nessuno sembra capire che il radicalismo islamista si nutre di pulsioni pre-politiche anti-occidentali e di finanziamenti che vengono da quegli stessi Stati che con l'Occidente fanno affari. Una debolezza che potrebbe costarci assai cara".