Mario Draghi non demorde: l'obiettivo principe rimane quello di revitalizzare l'economia dell'area Euro "whatever it takes" (a qualunque costo). Alla conferenza della Banca Centrale Europea di giovedì, gli investitori hanno atteso con tensione le parole del presidente Draghi, nella speranza di capire le future intenzioni per risollevare l'euro.

Già a fine giugno Draghi aveva lasciato trapelare "stupore", alla notizia di molti commentatori secondo cui la BCE avrebbe terminato presto la sua politica espansiva - a danno dei paesi del sud Europa, prima fra tutti l'italia.

Questo aveva provocato un piccolo terremoto finanziario, che aveva portato l'euro ad apprezzarsi sul dollaro e all'aumento degli interessi per Italia e Spagna.

Ma Draghi l'ha ribadito a Francoforte in modo chiaro e preciso: la BCE non si ferma, ergo la sua politica economica espansiva va avanti. Quella che doveva essere solo una "temporanea" iniezione di denaro - iniziata nel 2015 - andrà avanti come minimo fino al 2018. Se necessario, pure oltre. Quali sono gli obiettivi concreti di questa vera e propria iniezione di denaro nelle casse delle banche europee? Ecco spiegato il piano segreto di Mario Draghi.

Obiettivo numero 1: portare l'inflazione al due percento

L'obiettivo della BCE è portare l'inflazione a salire.

Dovessero i prezzi stagnare, o addirittura diminuire (in questo caso si parla di deflazione), questo determinerebbe il blocco degli investimenti degli imprenditori - con disoccupazione galoppante e crescita invisibile. Tuttavia, se i prezzi crescono eccessivamente la minaccia è quella di una spirale inflazionistica, che porta a un apprezzamento eccessivo del denaro.

Ed è per questo che la BCE ha fissato l'obiettivo del 2 percento: né troppo alto, né troppo basso.

Al momento l'obiettivo è lungi dall'essere raggiunto, dal momento che in giugno si è registrato un aumento solo dell'1,3 percento dei prezzi. Al netto dell'inflazione, l'aumento è solo dell'1,1%. La speranza di Draghi è quella di vedere presto l'inflazione risalire la china e tornare a livelli apprezzabili.

Perché se questo dovesse accadere, gli stipendi salirebbero, con conseguente crescita economica. Un obiettivo che, con buona pace di Draghi, ancora non è stato raggiunto.

Obbiettivo numero due: crescita, crescita, crescita

La BCE tenta di abbassare i prezzi degli interessi, per fare in modo che l'economia possa tirare il fiato. Per fare questo, la Banca Centrale Europea ha comprato titoli di stato del valore di 1600 miliardi di euro, e questo solo in gennaio 2015. Successivamente, Draghi si è concentrato anche sui titoli privati. Complessivamente, il fiume di denaro di Draghi ha assunto il valore di 1950 miliardi di euro.

Comprando i titoli di stato, la Banca Centrale Europea abbassa i loro interessi, rendendo tali titoli non attrattivi per gli investori.

Questo porta gli investimenti in progetti che hanno una ricaduta sull'economia reale: nuovi progetti edilizi, centri commerciali o nuove aziende. In questo modo dovrebbe riprendersi l'economia reale. La crescita c'è stata ma in nazioni del sud europa come la Grecia o l'Italia, che non sono ancora pienamente uscite dalla recessione, la disoccupazione è cresciuta a livelli esorbitanti, e ancora non si intravede la luce in fondo al tunnel.

Obiettivo numero tre: abbassare gli interessi

Il prezzo degli interessi in Europa è effettivamente sceso: in Italia o in Spagna ci sono state ricadute positive. Il prezzo del credito è difatti sceso. Dal momento che Roma e Madrid spendono meno per il debito, devono risparmiare meno.

Questo porterà nel lungo termine alla ripresa economica nel sud Europa. La BCE ha abbassato con i suoi investimenti i prezzi degli interessi in tutta Europa: si parla di circa il 44% in meno rispetto a prima dell'inizio della politica monetaria espansiva. Questo ha portato a una graduale scomparsa delle divergenze del prezzo dei crediti tra nord e sud Europa: obiettivo quindi parzialmente raggiunto.

Obiettivo numero quattro: indebolire l'euro

Molte banche estere hanno seguito l'esempio della BCE e comprato titoli di stato americani in dollari, portando a un calo del prezzo dell'euro. Di conseguenza l'export europeo ci ha guadagnato: Italia e Spagna, ma anche Germania e Austria hanno enormemente guadagnato dall'aumento delle loro esportazioni.

La BCE afferma di non aver seguito alcuna politica volta specificatamente ad abbassare il costo dell'euro sul dollaro, ma è generalmente noto che i programmi economici espansivi come quello della BCE vanno prima o poi anche ad influenzare il prezzo della moneta.

In poche parole: la BCE sa quello che fa.

Obiettivo numero cinque: evitare il collasso dell'eurozona

Se si pensa al caos che regnava sui mercati nel 2010, non si può non affermare che la politica economica della BCE abbia tenuto stretta l'eurozona ed evitato il suo collasso. Alcuni economisti tedeschi avevano già espresso i loro dubbi sulla politica espansiva promossa da Draghi. Clemens Fuest, capo del centro IFO di Monaco, hanno affermato che la BCE avrebbe "già fatto più del necessario" e che la crisi sarebbe "finita".

Secondo Fuest, la politica della BCE sarebbe un modo per evitare alle economie del sud Europa, Spagna e Italia fra tutte, di fare quelle riforme strutturali per portare le loro economie al livello di quelle del centro e del nord europa. FInora si aspettavano tutti che il piano espansivo della BCE si sarebbe concluso nel 2018 - ad oggi però, questa certezza comincia a vacillare. A fine agosto si terrà un'altra conferenza di Draghi negli Stati Uniti: solo allora si potranno avere nuove rivelazioni sul piano economico che la BCE porterà avanti.