La Germania attacca il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi: durante gli ultimi cinque anni quasi mai l'eurozona ha segnato crescita e sviluppo. Cinque consulenti del Governo tedesco chiedono al presidente della Bce di ridurre la portata del programma di acquisto bond e di mettere fine al Quantitative Easing prima del previsto. Secondo gli analisti tedeschi la responsabilità di Draghi sarebbe stata quella di aver favorito l'immissione in circolo di troppo denaro. Altra questione centrale è quella della riduzione degli NPL.

Presidente Bce ha confermato che il programma prosegue

In Germania, dove la nomina di Draghi alla guida della Banca centrale europea non è mai stata gradita, il quotidiano Sueddentshe Zeitung e la Deutshe Bank stanno aumentando la pressione nel tentativo di condizionare le scelte economiche dell'eurozona e non si escludono iniziative finanziarie tese a ripristinare, secondo gli economisti tedeschi, una condizione di equilibrio che sarebbe saltata negli ultimi anni. Gli investitori del Qatar, che già possiedono circa il 10 per cento della Deutsche Bank, hanno manifestato l'intenzione di assumerne il controllo.

Sotto osservazione avanzata tasso disoccupazione giovanile e la ridotta fiducia delle imprese

Draghi si insediò alla Bce il 3 novembre 2011 e come prima mossa decise di abbassare a sorpresa i tassi mandando i mercati alle stelle. Nel 2012 Draghi riuscì ad allontanare definitivamente la sconfitta dell'euro ed a scongiurare il rischio deflazione, ma le sue iniziative determinarono la caduta di fiducia nei confronti dei titoli di Stato di Italia e di Grecia, con i rispettivi governi Berlusconi e Papandreau che andarono in crisi.

In Italia il valore dello spread lievitò pericolosamente e fu necessario un ulteriore intervento di politica finanziaria per ridurlo.

La protesta giunge poche ore dopo la decisione sulla Brexit inglese: decidere che sia il Parlamento di quella nazione a dare l'ultima parola sulla fuoriuscita volontaria dall'Europa potrebbe innestare un meccanismo a catena in grado di incedere, come già accaduto in questi ultimi mesi, sulle esportazioni e sulle importazioni nell'eurozona.