Si sta svolgendo in queste ore a Parigi il vertice organizzato dal presidente francese Macron, a cui partecipano alcuni leader dei paesi africani (Ciad, Niger, Libia,) e i rappresentanti di Italia, Germania e Spagna. Tema centrale del meeting è, ancora una volta, la questione migranti. Nei giorni scorsi Angela Merkel ha dichiarato che il sistema dettato dagli accordi di Dublino non è più sostenibile. Ma in cosa consiste il trattato?

Le origini

Le origini dell'attuale trattato vanno ricercate in una convenzione firmata a Dublino nel 1990 dagli allora 12 paesi membri; scopo principale era la regolazione del diritto di asilo all'interno dei paesi UE.

E' stato rivisto più volte, prima nel 2003 e poi nel 2013. Ad oggi, il trattato di Dublino è un regolamento che stabilisce criteri e meccanismi per l'esame e l'eventuale approvazione di domande di protezione internazionale presentate da cittadini non appartenenti all'Unione.

Le regole

Il trattato stabilisce che quando un cittadino irregolare varca la soglia, via mare o via terra, di un paese membro dell'Unione, è il paese stesso a dover esaminare la domanda di asilo. Per semplificare; se una persona sbarca in Italia, sarà l'Italia ad esaminare la sua richiesta, se sbarca in Spagna sarà la Spagna e così via. Il trattato stabilisce soltanto l'obbligo per il paese di approdo di esaminare la richiesta, mentre non chiarisce in base a quali criteri una domanda possa essere accettata o respinta.

Le critiche

Una delle critiche più forti fatte al trattato, sopratutto in seguito all'aumento dell'ondata migratoria degli ultimi anni, è quella di scaricare sui principali paesi in cui avvengono gli sbarchi l'intero peso dell'accoglienza. Spagna, Italia e Grecia in primis vorrebbero una più equa distribuzione dei migranti, ma sono tanti i paesi membri che detto "no", o hanno accettato soltanto sulla carta, rifiutandosi poi i accogliere materialmente i richiedenti asilo.

Diversi tentativi di ricollocamento sono stati fatti, ma nessuno di essi è andato in porto. In secondo luogo, salvo poche integrazioni, il Trattato è rimasto lo stesso dal 1990, quando a firmarlo furono soltanto 12 paesi; nonostante ad oggi il testo sia stato sottoscritto da 28 paesi, rimane comunque vecchio e redatto in un momento in cui la situazione geopolitica mondiale era totalmente diversa da quella odierna.

Il Trattato risulta inoltre essere molto macchinoso e con tempi lunghi di attuazione delle norme. Se infatti, per esempio, da una lato si stabilisce il principio del ricongiungimento familiare (un migrante avrebbe maggiore diritto di richiedere asilo all'interno del paese in cui i suoi familiari già vivono), dall'altro molti migranti preferiscono non farsi identificare, in modo da poter proseguire il loro viaggio verso altre destinazione senza correre il rischio di rimanere intrappolati in una burocrazia estremamente lunga. E quando decidono di essere identificati, per provare una certa parentela occorre il test del Dna da fare non soltanto al migrante che richiede asilo, ma anche al presunto familiare che magari vive in un altro stato.