L'Euro, moneta unica entrata in vigore nell'anno 2001, ha da sempre fatto discutere gli economisti. Questo perché alcuni Paesi, come la Germania, ne hanno sicuramente giovato, con i rispettivi indici economici in crescita, mentre altri, come l'Italia, la Grecia e il Portogallo, risultano nettamente al ribasso. Le stime economiche si basano su un'aggregazione di dati che comprende anche altri fattori e, di conseguenza, la crisi economica dell'eurozona non può essere attribuita solo alla moneta unica.

La Romania in forte crescita economica

Questo ex Paese povero, con la fine del comunismo ha costretto milioni di persone ad emigrare.

Infatti, in Italia, la comunità romena è la prima in termini di residenti. La romania sta attraversando un periodo di crescita economica molto significativo, con un Pil simile a quello cinese, che si attesta ad un +5,9%, ed un tasso disoccupazione al 5,3%. Solo per fare un confronto, il Pil italiano è attualmente intorno all'1,5%, e la disoccupazione è data all'11,3%.

Il motivo di una crescita così veloce e significativa è dovuto all'apertura della Romania al mercato europeo, che ha convinto diversi imprenditori esteri a delocalizzare varie aziende sul territorio del Paese dell'est. Tuttavia, ad oggi, la politica romena non contempla affatto l'adozione dell'Euro. Il Governo, infatti, ha dichiarato di non aver ancora effettuato uno studio approfondito su rischi e benefici che deriverebbero dal passaggio dalla moneta locale a quella unica: "qualsiasi decisione andrà presa di concerto tra la banca centrale romena, governo e parlamento".

Questa la dichiarazione rilasciata dal primo ministro Mihai Tudose.

Il discorso sull'Euro è stato introdotto dal ministro degli Esteri, Teodor Melescanu, che la settimana scorsa aveva annunciato la possibilità, per la Romania, di adottare la moneta unica a partire dal 2022. Il partito del Ministro, però, è l'Alleanza dei Liberali e dei Democratici, che risulta in minoranza nella coalizione di governo.

Queste affermazioni sono state rilasciate durante un'intervista per il quotidiano polacco "Rzeczpospolita", durante la quale Melescanu ha chiarito che, in merito ad un'eventuale introduzione della moneta unica, sarà necessario valutare anche gli aspetti negativi che questa potrebbe avere sui redditi dei pensionati e dei cittadini più poveri.

Romania al doppio della velocità

Il motivo per cui il Paese dell'Europa Orientale non sente alcuna necessità di entrare nell'eurozona, è dovuto alla grande velocità con cui sta crescendo, che attualmente risulta il doppio rispetto alla media UE. Il Pil al +5,9%, tra le altre cose, ha superato anche le aspettative del governo, che aveva pronosticato un 4,8/5,1%, e anche la previsione di FMI del 4,2%. Tra i punti chiave dello sviluppo ci sono certamente alcune scelte felici legate alla strategia politica romena, che ha saputo cogliere al volo diverse opportunità, specialmente nel campo agroalimentare. In Romania, infatti, sono presenti 15 milioni di ettari di terra coltivabile che, insieme ad un basso costo della manodopera e dei fertilizzanti, ha attirato molte aziende straniere.