"Visca la Republica catalana!".
Al suono di questa affermazione, lo scorso 27 ottobre è stata proclamata l'indipendenza della Catalogna dallo stato centrale spagnolo.
Quella dei catalani è senza dubbio una vicenda affascinante, la storia di un popolo che chiede libertà e indipendenza ma le persegue con atti incostituzionali che finiscono per minare i già molto instabili equilibri tra la regione autonoma e il governo madrileno.
La cronistoria della vicenda si mostra in tutta la sua confusa irrequietudine a partire dal 20 settembre, quando la Guardia Civil arresta quattordici alte cariche del governo catalano, per arrivare poi al fatidico 1° ottobre, data in cui due milioni e duecentomila persone si soni recate nei seggi, già sorvegliati dalla polizia spagnola, per votare "sì" al referendum indipendentista.
Un referendum non autorizzato, incostituzionale, divenuto tristemente noto per la guerrilla urbana che ha sconvolto i seggi più rappresentativi di Barcellona e Tarragona e che, come era prevedibile, si è concluso con una netta maggioranza di voti favorevoli alla secessione.
Gli indipendentisti catalani inneggiano alla libertà, scendono in piazza, organizzano scioperi, manifestano il proprio disappunto (talvolta con metodi pacifici, altre volte no). Cercano la rivoluzione.
Negli ultimi quaranta giorni, fra emozioni, allegrie e delusioni, abbiamo assistito all'epilogo di un referendum agrodolce, nel quale protagonista assoluta è stata la cittadinanza, costantemente mobilitata da un fremito impaziente di libertà, quasi come se bruciasse sotto i piedi rimanere ancora sul territorio spagnolo.
Cataunya lliure': cosa accade adesso?
Due giorni fa il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, ha proclamato la dichiarazione unilaterale di indipendenza. Alle iniziali richieste di dialogo con il governo centrale, si è sostituita adesso una improvvisa alzata di testa: la catalogna, da ben 48 ore, è una regione libera.
Il prezzo di questa tanto agognata libertà è, però, il mancato riconoscimento da parte dell'Europa (proprio ieri il portavoce ufficiale di Angela Merkel ha reso noto che il governo tedesco non riconosce l'indipendenza della Catalogna e appoggia le misure adottate dall'esecutivo di Mariano Rajoy).
Una libertà che lascia l'amaro in bocca, dunque, che si scontra con l'applicazione dell'art.
155 della Costituzione, il commissariamento della regione autonoma, il passaggio di tutti gli incarichi istituzionali e amministrativi al governo centrale e la convocazione di nuove elezioni per il Palau de la Generalitat fissate per il 21 dicembre.