Per farsi un'idea sulla consistenza e soprattutto sulla sostenibilità del trend azionario rialzista in atto sui mercati risulta interessante analizzare l'indice relativo al margin debt che il New York Stock Exchange pubblica ogni mese sul sito NYXdata.

Il margin debt è l'ammontare di denaro che viene preso in prestito dai vari operatori di mercato per acquistare attività finanziarie (in particolare titoli azionari). A garanzia del prestito gli investitori depositano un margine (di solito il 50%) del controvalore delle azioni acquistate con lo stesso finanziamento ricevuto.

In pratica, dal momento che la FED (la banca centrale americana) ha ridotto e continua a mantenere ormai da qualche anno vicino allo zero i tassi di interesse, molti operatori di mercato trovano conveniente farsi prestare del denaro, pagando un interesse estremamente basso, per comprare titoli azionari.

Questa operatività fa sì che le quotazioni di mercato si "gonfino" in modo artificiale, sostenendo il trend rialzista attuale ma, per contro, con il forte rischio di rivivere le bolle speculative già viste ad esempio nel 2000 e 2007.

Il grafico mostra le serie storiche dello S&P 500, indice di riferimento del mercato USA, e del margin debt, a partire dalla data del 1995 (scelta casualmente).

Dal 2009 abbiamo avuto una crescita quasi senza pausa per entrambi gli indicatori ed al momento attuale si sono raggiunti nuovi massimi assoluti. La situazione odierna è quindi molto simile alle fasi precedenti lo scoppio delle ultime due bolle speculative, nel 2000 e nel 2007.

L'eccesso raggiunto nella quantità di acquisti a debito nel mercato USA non significa necessariamente che le quotazioni non possano crescere ulteriormente nei prossimi mesi o anni, tuttavia è bene tenere conto dei maggiori rischi ai quali andiamo incontro se decidiamo di investire acquistando azioni, fondi o altri strumenti finanziari con rendimenti collegati all'andamento dei mercati azionari.

La sopravvalutazione attuale dei mercati azionari è dovuta in larga parte alla corsa delle banche centrali a inondare i sistemi economici nazionali di liquidità attraverso l'emissione di nuova moneta, generando in contemporanea il deprezzamento delle proprie valute; si cerca in pratica di risolvere una bolla di debito con la creazione di altro debito.



Naturalmente, se chiedeste ad un qualsiasi operatore del settore cosa ne pensasse delle problematiche che abbiamo esposto nell'articolo, non mancherebbero le rassicurazioni. La risposta più gettonata è la sempreverde "questa volta è diverso": sembra che le passate bolle del 2000 e 2007 non abbiano insegnato nulla (anche allora, come oggi, la rassicurazione era la stessa....).

Solamente quando sarà troppo tardi e il trend di ribasso sarà già partito, i giornali e i risparmiatori inizieranno a porsi la questione del perché: perché non ci hanno avvisato? Perché è accaduto nuovamente? Perché nessuno si era accorto di quanto stava succedendo? Perché non si è fatto qualcosa al riguardo?