Sta letteralmente spopolando in rete la campagna video di sensibilizzazione dal titolo #CoglioneNo per la tutela dei giovani creativi che ogni giorno svolgono il loro lavoro con impegno e dedizione, ma che troppo spesso si sentono liquidare dalle aziende con un: "Per questo progetto non c'è budget. Posso pagarti con la visibilità".


L'idea è semplice e (per questo) efficace: portare questa anomala situazione in un contesto differente, quello degli artigiani classici, riconosciuti dalla società come "veri lavoratori", per rendere palese a tutti la situazione frustrante di tanti freelance (lavoratori autonomi) del mondo della creatività che ogni giorno devono impegnarsi ricevendo molto spesso risposte come quelle che vediamo nei video realizzati dal collettivo composto da Stefano De Marco, Niccolò Falsetti e Alessandro Grespan.

#CoglioneNo: I video virali del collettivo ZERO

I video, pubblicati su YouTube nel canale "iltubodizero", sono 3 e in appena 24 ore hanno già totalizzato quasi 500.000 visualizzazioni e centinaia di tweet, portando all'attenzione dell'opinione pubblica tre differenti situazioni paradossali: quella di un idraulico, di un giardiniere e di un antennista, che a lavoro finito si sentono rispondere dal cliente: "Te lo dico onestamente, per questo progetto non c'è budget. Ti offro una grande occasione di visibilità!" oppure "E poi ti diverti a farlo no?".


Il messaggio del progetto #coglioneNo, si legge sul sito di ZERO video, rappresenta la "reazione di una generazione di creativi alle mail non lette, a quelle lette e non risposte e a quelle risposte da str**zi", ma è anche un messaggio rivolto a chi fa parte di quella generazione, che troppo spesso accetta di "fornire servizi creativi in cambio di visibilità o per inseguire uno status symbol".


La campagna di comunicazione del collettivo romano-londinese non è però un caso isolato, circa un anno fa un'altra iniziativa, anche in questo caso diffusa tramite i social network, aveva lanciato un altro hashtag, #NoFreeJobs (sottotitolo: Gratis non si lavora. Si ozia), per sensibilizzare i giovani lavoratori ingaggiati dalle aziende con contratti "truffa" al limite dello sfruttamento e denunciando pubblicamente i casi incontrati in giro per l'Italia.


Professionisti SEO, Web Designers, Grafici, Copywriters, Video makers, queste sono le figure professionali che troppo spesso in Italia vedono il loro lavoro sminuito e soprattutto mal (o non) pagato. La speranza è che iniziative come queste riescano a smuovere una situazione tutta italiana che sta mettendo in difficoltà l'intero settore della creatività.