Perdere il lavoro oggi, per tenerselo domani. È questo il paradosso per i lavoratori di Sea addetti allo scarico bagagli, all'assistenza nell'atterraggio dei velivoli e alla gestione dei check-in negli aeroporti di Linate e Malpensa.
Il passaggio necessario per il salvataggio di questi dipendenti passa dalla morte della bad company alla nascita della new company, dove poi i lavoratori dovrebbero essere riassorbiti.
L'azienda, che ha un debito con Bruxelles di oltre 400 milioni di euro, ha quindi avviato la procedura di licenziamento collettivo per 2.314 persone, comunicandolo anche ai sindacati attraverso una lettera.
Tutto ciò nell'attesa della data che segnerà la fine della società attuale Sea Handling, il 30 giugno, che verrà sostituita il giorno dopo da Airport Handling, la nuova compagnia che dovrebbe reintegrare i lavoratori precedentemente licenziati. Perlomeno la maggior parte di loro. Per gli altri, ammortizzatori sociali, la possibilità di un nuovo impiego in altre aree degli scali milanesi, incentivi al licenziamento o al prepensionamento. Insomma anche nelle migliori delle ipotesi, qualcuno rimarrà con un lavoro precario o disoccupato.
La trattativa vera e propria con i sindacati partirà lunedì. Ancora tante le incognite da definire e su cui trovare un accordo. Su tutti: il delicato percorso per salvare quanti più lavoratori possibili e la ridefinizione degli stipendi più bassi.
Il punto di partenza sarà dato dall'ultima bozza spedita dal Governo Italiano a Bruxelles per azzerare la multa con un maxi assegno, che però equivarrebbe al fallimento. Bruxelles vorrebbe invece che la nuova compagnia, nata a settembre, diventi operativa a luglio.
Prima di quella data, però, sarà necessario rinegoziare e chiudere inuovi contratti con le compagnie aeree che si servono oggi di Sea Holding, Alitalia su tutte e EasyJet, che da sole rappresentano il 70% dell'intero fatturato.
Non è tuttavia assicurato che i vettori di oggi accettino le nuove condizioni di collaborazione. Solo dopo avere definito queste incognite e chiuso i contratti si potrà sapere quanto lavoro avrà la nuova compagnia. E soprattutto di quanti dipendenti avrà bisogno per svolgerlo. Tutti gli interessati dunque seguiranno la vicenda col fiato sospeso. I lavoratori, ovviamente, più di tutti.