Pronti si cambia, o almeno dovrebbe essere questa direzione intrapresa dal governo Renzi per quanto riguarda le donne che lavorano nel settore pubblico. Anche se si dovrà attendere almeno fino a venerdì prossimo, 13 giugno, le probabili novità che verranno inserite nella riforma della Pubblica Amministrazione, possiamo già anticipare, in linea di massima, ciò che si dovranno aspettare le lavoratrici statali. Vediamo in pratica cosa dovrebbe succedere.


Riforma pensioni donne, uscita statali, calcolo retributivo: cosa cambia

Innanzitutto precisiamo subito che sono ancora incerte le linee che verranno adottate dal governo Renzi per quanto riguarda la riforma della Pubblica Amministrazione: ancora non ci è dato di sapere se si tratterà di una bozza di una proposta di legge oppure se sarà varato un decreto vero e proprio.



Con tutta probabilità l'esecutivo introdurrà la possibilità, per le lavoratrici donne, di conteggiare l'importo della propria pensione mediante il calcolo contributivo, tenendo conto cioè dei contributi effettivamente versati: si tratta, ovviamente di un meccanismo di calcolo penalizzante rispetto al calcolo retributivo che fa riferimento alla media delle retribuzioni percepite dalla dipendente negli ultimi anni di lavoro.

Ricordiamo, a tal proposito, che, attualmente la pensione di vecchiaia per le donne è prevista a 62 anni di età, ma, entro il 2018, si dovrà arrivare al livellamento con la pensione riservata agli uomini, ovvero ai 66 anni di età.

Ne sapremo di più venerdì prossimo, quando il presidente del Consiglio, Matteo Renzi e il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, illustreranno il piano di riforma messo a punto dall'esecutivo.