Ancora una volta sono le prove preselettive del Tirocinio Formativo Attivo (TFA) ad entrare nell'occhio del ciclone delle polemiche, soprattutto per quanto riguarda il suo svolgimento regolare. Sono molte le testimonianze pubblicate in Rete che denunciano varie irregolarità e che contestano soprattutto l'opportunità di una specie di concorso che, spesso, chiude le porte a chi merita veramente e le apre al mondo dei 'furbetti'.



Miur, scuola, TFA, tutto regolare? Passeranno i più bravi o i 'furbetti'?

Molti aspiranti docenti mettono in discussione la struttura delle prove, i loro contenuti, la maniera in cui viene svolto il test e i relativi costi. In un concorso pubblico è risaputo come l'equità e l'imparzialità dovrebbero farla da padroni. Invece, spesso, non è così: molti candidati hanno avuto la possibilità di copiare da tablet e da cellulari, mentre ad altri non è stato concesso nulla o quasi. 


Perchè questa disparità di trattamento che si evince dalle testimonianze di chi ha effettuato la prova? Si sta parlando di disonestà, di fortuna oppure addirittura di favoritismi? Ci si augura che 'il marcio', elemento comune negli affari italiani, possa essere rimasto fuori, anche se non si riescono, a volte, a comprendere certe disparità di atteggiamento da parte di chi ricevuto l'incarico di sorvegliare che tutto si svolga in maniera regolare.

E allora il dubbio attanaglia gli aspiranti docenti: saranno davvero i meritevoli e i più bravi a passare il test?



Miur, Scuola, TFA, dietro c'è solo un business?
Dopo il quiz, arriva la seconda prova, ancora una volta scritta, ed anche qui i dubbi sulle 'copiature' non sono mancati. Dulcis in fundo, la prova orale e alla fine si sommerà il punteggio ottenuto: chi ottiene quello più alto, passa.
Certo, considerando che due prove su tre sono scritte, che i 'furbetti' ci sono dappertutto (eccome) e che i posti a disposizione sono pochi, c'è da chiedersi se ne valga davvero la pena: soprattutto perchè chi 'vince' non ottiene certamente la cattedra tanto sospirata ma solo la possibilità di entrare nella graduatoria degli abilitati, un termine forse più 'carino' per definire i precari.
Se poi consideriamo che i più fortunati (o i 'furbetti') saranno costretti, alla fine, a sborsare tra i 2500 e i 3000 euro solo per riuscire ad entrare in graduatoria, si capisce bene come anche il Tfa possa essere considerato un 'business' per il ministero dell'Istruzione, un 'gioco al massacro' dove solo per partecipare si paga dai 50 ai 150 euro. Pagare per il 'nulla'. Molto, troppo spesso.