Negli ultimi quattro anni scolastici, dal 2010 al 2014, i docenti della Scuola italiana hanno accumulato una perdita del proprio stipendio pari a 8.817 euro, corrispondenti al -10,3%, pari ai famosi 80 euro mensili che, pura coincidenza statistica, il Governo Renzi ha garantito ad alcune fasce medie lavorative italiane. Per i docenti la perdita, invece, è la conseguenza diretta del mancato rinnovo del Contratto collettivo nazionale. È questo l'allarme lanciato dalla leader della Cgil, Susanna Camusso, leggendo i dati provenienti dalla ricerca condotta proprio dalla Cgil e dal Dipartimento politiche economiche relativa ai compensi percepiti dai professori e dalle ore di lavoro effettuate negli istituti scolastici.

Stipendi e orari dei docenti della scuola italiana

Addentrandosi nei dati della ricerca, apprendiamo che gli stipendi dei docenti della scuola italiana dopo 15 anni di servizio sono più bassi della media dei Paesi aderenti all'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, attestandosi al di sotto degli stipendi della Francia, Norvegia e Portogallo con uno stipendio lordo di circa 40 mila euro e ben distanti dai livelli di Irlanda, Canada, Olanda, Germania, Svizzera e l'imprendibile Lussemburgo, dove all'anno si toccano i centomila euro lordi.

Per quanto riguarda l'orario di permanenza a scuola, in Italia vige l'obbligo delle 40 ore annue collegiali e le 40 di gestione dei consigli di classe.

Ore alle quali vanno aggiunte le ore connesse all'insegnamento per il ricevimento dei genitori, scrutini, sorveglianza. Ebbene i docenti della scuola italiana svolgono in media le stesse ore dei loro colleghi europei con in aggiunta ore nelle quali utilizzano spazi e strumenti privati per svolgere tutto il lavoro collegiale ed individuale funzionale alle attività didattiche.

Proprio la ricerca vuole far emergere il lavoro sommerso dei docenti, cioè tutte le altre ore lavorate anche al di fuori della scuola. Negli altri Paesi europei è lo stesso Stato a creare le condizioni affinché i docenti svolgano queste ore di lavoro negli ambienti scolastici, con l'utilizzo delle attrezzature scolastiche (ad esempio, postazioni pc).

La differenza con la scuola italiana non è di poco conto: oltre alle ragioni di opportunità sopra descritte, questo tipo di utilizzo degli ambienti scolastici permette anche di conteggiare con più precisione le ore di attività e di non disperdere le ore nei rapporti annuali sull'istruzione preparati dall'Ocse.

Investimenti nella Scuola, Italia da retrocessione

Infine, ma non per importanza di un fattore che potrebbe ribaltare le sorti della Scuola italiana, il capitolo investimenti nell'istruzione: l'Italia si piazza al trentunesimo posto, cioè al terz'ultimo gradino più in basso tra i Paesi Ocse. Un altro dato che sottolinea quanto sia necessario ripristinare i finanziamenti che il Ministero dell'Istruzione ha tagliato negli ultimi anni.