Uno studio condotto dalla giunta provinciale dell'Alto Adige riguardante l'attività dei docenti ha consegnato dei risultati che non fanno altro che confermare l'enorme quantità di 'lavoro sommerso' svolto dagli insegnanti, quello nascosto agli occhi dei più e di cui bisognerebbe tener conto quando vengono avanzate proposte di aumento dell'orario settimanale.
Le diciotto ore frontali, infatti, sono soltanto quelle che 'si vedono' abitualmente ma gli insegnanti sanno bene cosa significa correggere le verifiche, aggiornarsi costantemente sulla materia, preparare le lezioni cercando di suscitare la curiosità e, spesso, quella 'poca voglia' di studiare dei loro allievi. 
Lo studio ha preso in considerazione 5200 insegnanti su 7400 operanti nella provincia trentina: sono 1.660 le ore che i docenti di ruolo dedicano al proprio lavoro, mentre per i supplenti siamo a quota 1.580.



Facendo dei rapidi calcoli, arriviamo alla cifra di circa 36 ore a settimana, moltiplicate per le 45 settimane di attività comprese nell'anno scolastico: se la matematica non è un'opinione, possiamo dire tranquillamente che rappresentano il doppio delle ore spese normalmente per la 'pura' didattica.

Attenzione, però, perchè lo studio non tiene conto propriamente dei BES (Bisogni Educativi Specifici) e dei DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento), nonchè delle ore dedicate alla novità del registro elettronico, per tutti quegli Istituti che hanno introdotto la relativa procedura.

Le considerazioni che inevitabilmente si possono trarre sono quelle di un lavoro già 'full time', senza bisogno di 'caricare' ulteriormente le spalle dei docenti, per di più con aumenti di retribuzione che saranno tutti da vedere (o forse da non vedere proprio). Con questi orari, difficile poter parlare anche di 'carriera' perchè di tempo per pensare alle 'scale gerarchiche' ne resta ben poco. Inutile, quindi, voler spremere un limone arrivato ormai all'ultima goccia di succo...forse sarebbe il caso di ricordarlo ancora una volta presso i vertici del Miur.