Arrivano nuovi e sempre più inquietanti dati sullo stato di salute della pubblica istruzione in Italia: parleremo, in particolar modo, della questione riguardante il materiale didattico (lavagne, banche, gessetti, sedie etc...).

Non è una novità, lo sappiamo, ma alcune considerazioni possono farci comprendere meglio come la situazione sia ai limiti del collasso. La Scuola sta pagando dazio, forse più di altri settori, in nome della politica della spending review. Già dieci anni fa (nel 2005) le spese per gli acquisti del materiale didattico era scese enormemente rispetto ai cinque anni precedenti ma ora (cosa interessante) non esiste nemmeno più il fondo pubblico.

Il 'fondo per il funzionamento didattico ed amministrativo' (così si chiamava) veniva utilizzato per tale scopo, ed ora, al Miur, si nega persino che sia mai esistito: quelle pochissime spese che ora vengono autorizzate, vengono fatte 'gravare' (si fa per dire) sul capitolo delle spese per le pulizie...



Miur, scuola, materiale didattico, dati choc: ecco la 'povertà' della scuola italiana

Molti non sanno, per esempio, che nel 2012 per nove mesi, il settore industriale che si occupa delle forniture di materiale didattico, è rimasto praticamente fermo, a causa di un taglio netto pari all'80% sugli acquisti degli arredi, non solo scolastici, ma di tutta la pubblica amministrazione. Tutto ciò ha comportato una grave crisi del settore. Bastano pochi dati per renderci conto dell'assoluta mancanza di spese: se prendiamo gli ultimi quattro anni, la spesa relativa all' acquisto dell'arredamento, cosiddetto 'standard' per la scuola, considerando ogni ordine e grado, dalla scuola d'infanzia fino ad arrivare alle superiori, è diminuita di oltre il cinquanta per cento.
Se nel 2008, a tal fine venivano impiegati sessanta milioni di euro, nel 2013 ne sono stati spesi appena ventotto. Dobbiamo risalire a dieci anni fa (2004) per ritrovare l'Italia nella media europea di spesa destinata alla dotazione di materiale didattico per le scuole: la cifra che veniva impiegata ogni anno era pari a 342 milioni. Soltanto sei anni più tardi (2010), la spesa è stata ridotta di sei volte.
Per non parlare delle aziende fornitrici, costrette ad incassare i soldi dopo 120 o addirittura 360 giorni (un anno!) dalle consegne del materiale e tutto questo a causa del patto di stabilità.
Ogni ulteriore considerazione la lasciamo a Voi...