Nel testo del decreto di legge di Riforma della Pubblica amministrazione, definitivamente approvato giovedì 7 agosto 2014 alla Camera, non è più contenuta la proposta di proroga del regime sperimentale a favore delle donne, la cosiddetta "Opzione donna" per il periodo successivo al 31 dicembre 2015.

La riforma Fornero con Decreto Legge n. 201/2011 aveva confermato il regime previsto dall'articolo 1 comma 9 della Legge n. 243 del 23 agosto 2004 che, nella sua formulazione originale, prevedeva la possibilità per le donne lavoratrici, sia appartenenti al settore pubblico che al settore privato, in via sperimentale fino al 31 dicembre 2015, di poter andare in pensione di anzianità calcolata seguendo il metodo contributivo secondo il seguente ordine di requisiti:

  • è riconosciuto il diritto di andare in pensione alle lavoratrici dipendenti con almeno 35 anni di anzianità contributiva ed un'età di almeno 57 anni, mentre per le lavoratrici autonome l'età minima è fissata in anni 58 con adeguamento del requisito dell'età in base ai parametri dell'aspettativa di vita ovvero tre mesi a partire dal 1° gennaio 2013.

La mancata proroga, che nel disegno di legge di riforma della Pubblica amministrazione era fissata in ulteriori 3 anni, quindi fino al 31 dicembre del 2018, pone, allo stato attuale della normativa, notevoli difficoltà di scadenza: infatti, ai sensi della Circolare dell'Inps n.

35 del 2012, la domanda per usufruire del regime fissato dall'opzione donna deve essere presentata in tempo utile tenendo presente le finestre di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per le lavoratrici dipendenti. Pertanto, i requisiti di 57 anni e 3 mesi e i 35 anni di contributi avranno scadenza al 30 novembre 2014 per le dipendenti, mentre il termine per le autonome è già ampiamente scaduto.

Inoltre, i vantaggi di tale regime erano da estendere, nel disegno di legge di riforma della Pa anche agli uomini, lavoratori dipendenti ed autonomia, per porre fine a quella che rappresentava una vera e propria discriminazione. Ed infine, il pacchetto norme prevedeva anche l'estensione della pensione a 64 anni agli uomini dipendenti pubblici nella situazione di Quota 96, beneficio riconosciuto attualmente solo ai lavoratori del settore privato.

La materia della riforma delle Pensioni appare, quindi, incompleta e non confacente alle necessità del mercato del lavoro e del sistema previdenziale. Tali lacune dovrebbero essere affrontate nella legge di stabilità che dovrebbe contenere importanti deroghe alla Legge Fornero.