Il mese di agosto si è chiuso con due notizie piuttosto problematiche per il Paese, l'avanzare della deflazione e il ritorno della recessione. Si tratta di fenomeni con i quali il Governo si troverà a dover convivere anche nei prossimi mesi e che non aiutano certo a stabilizzare i conti dello Stato. Il ragionamento di base sulle possibili novità in arrivo a settembre per il campo pensionistico non può che partire da qui, perché come è stato possibile osservare in numerose occasioni del passato, il problema resta trovare la "quadra" dei conti pubblici e tra questi un peso importante ce l'ha sicuramente l'Inps (a cui lo Stato trasferisce fondi derivanti dalla fiscalità generale annualmente).

I dossier sul tavolo del Governo Renzi in campo previdenziale

Fatta questa premessa, vediamo quali sono le sfide previdenziali che aspettano il Governo nei prossimi mesi. Dopo che è stata individuata la soluzione tampone per gli esodati con l'ennesima salvaguardia, bisognerebbe senz'altro trovare una strategia definitiva che non imponga di intervenire tutti gli anni con provvedimenti all'ultimo secondo. Tra chi rivendica il proprio diritto alla pensione vi sono anche i dipendenti pubblici del settore scolastico. Stiamo parlando di lavoratori ATA e insegnanti che hanno già maturato il diritto al pensionamento secondo i criteri del Quota 96 (35 anni di pensionamento e 61 anni di età, oppure 36 anni di pensionamento e 60 anni di età).

Si aggiungono poi i casi dei lavoratori precoci, che con la precedente Riforma Fornero si sono visti allungare la fuoriuscita dal mondo del lavoro, oltre a tutti coloro che sono rimasti disoccupati in età avanzata, ma non sufficiente per ottenere il pensionamento; queste persone sono spesso coperte da sussidi di welfare straordinari, che potrebbero interrompersi nel breve periodo (creando non pochi interrogativi dal punto di vista della tenuta sociale).

La soluzione della flessibilità pensionistica in uscita

Per trovare una via di uscita il Governo starebbe lavorando a un meccanismo di flessibilità nell'ingresso al pensionamento, che secondo alcune indiscrezioni dovrebbe essere proposto al più tardi con la prossima legge di stabilità. L'idea è che l'impianto della legge Fornero abbia creato i problemi appena esposti a causa dell'eccessiva rigidità.

Attualmente la pensione anticipata è possibile con 42 anni e 6 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne, ma già a partire dal 2016 - 2018 ci vorranno 4 mesi in più a causa degli adeguamenti periodici agli andamenti demografici. Il Governo sta ipotizzando di permettere l'uscita dal lavoro già a partire dai 62 anni di età (con 35 anni di contribuzione), al costo però di una penalizzazione che andrà a decurtare una parte della mensilità. È chiaro che il problema resta l'entità di questa penalità, visto che la situazione del Paese non permette di andare a pesare nuovamente e in maniera importante sulla fiscalità generale.