Si fanno sempre più insistenti le voci di una modifica alla situazione venutasi a creare con la precedente riforma Fornero. L'idea di fondo è piuttosto semplice, quanto efficace: si pensa di permettere una fuoriuscita anticipata a 62 o 63 anni a chiunque ne faccia richiesta, seppure con una forma adeguata di penalizzazione. Quest'ultima dovrebbe servire da un lato a mantenere in ordine i conti della previdenza, ovvero a non pesare sui conti pubblici in modo tale da vanificarne l'attuazione, dall'altro a giustificare la fuoriuscita nei confronti di chi decide di restare sul luogo di lavoro fino alla scadenza formale.
Oltre a ciò, una tale misura potrebbe anche fare da giusto contr'altare alla possibilità già presente di protrarre la propria attività lavorativa oltre la scadenza prevista, per ottenere un assegno pensionistico di importo maggiore.
La proposta del Ministro Giuliano Poletti trova riscontro nelle parti sociali
Com'era facile da intuire, la proposta di un'uscita flessibile dal mondo del lavoro per chi è prossimo alla pensione è stata accolta con interesse tanto dai sindacati quanto dalle persone direttamente interessate. Le opzioni al vaglio del Governo sono differenti, ma seguono tutte la falsariga di quanto delineato dal Ministro del welfare. La strada più semplice consiste nell'offrire una pensione anticipata a 62 o 63 anni, penalizzando la mensilità in modo proporzionale agli anni di mancati versamenti.
La seconda via consiste nel legare il provvedimento a specifiche necessità di welfare; le porte della pensione si aprirebbero in anticipo solo a chi vive condizioni di particolare criticità, ad esempio persone che hanno perso il lavoro a pochi anni dal pensionamento e che faticano a trovare un reinserimento utile per colmare gli ultimi anni necessari al raggiungimento formale dei requisiti.
Il sistema di penalizzazione in fase di studio
Secondo quanto si può leggere all'interno del disegno di legge, la possibilità di andare in pensione a 62 anni dovrebbe collimare con una riduzione dell'assegno pensionistico di un range che va dal 2% all'8%, proporzionalmente al numero di anni mancanti fino al raggiungimento dei 66 previsti dalla riforma Fornero. Non subirebbero invece alcuna penalizzazione tutti coloro che hanno accumulato almeno 41 anni di versamenti contributivi.