La spaccatura all'interno del Partito Democratico sulla riforma del lavoro e sull'articolo 18 sembra farsi ogni giorno più profonda. Da New York, il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi si dichiara pronto allo scontro, se sarà il caso. Il premier si riferisce in modo particolare alle dichiarazioni rilasciate nelle ultime ore dall'ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani e dall'onorevole Rosy Bindi. 'Pensano di costringerci a chiedere i voti di Forza Italia, provocando la crisi di governo. - ha tuonato Renzi - Bersani e Bindi non guardano all’articolo 18, puntano a riprendersi il partito.
Ma si sbagliano'.
Dunque, l'articolo 18 sarebbe tutto un pretesto per 'far fuori' Matteo Renzi? Intanto, è arrivata la secca risposta di Bersani che non vuole prendere nemmeno in considerazione l'ipotesi di una riforma del lavoro approvata grazie ad un nuovo patto con Silvio Berlusconi e con Forza Italia, tanto meno con la formazione di un unico 'partito sinistra-destra'.
Riforma del lavoro e articolo 18, scontro Renzi-Bersani
Bersani rincara la dose di veleno nei confronti di Matteo Renzi affermando che il premier sta governando anche grazie al 'suo 25 per cento. Dovrebbe avere più rispetto'.
Il Presidente del Consiglio, intanto, si sta sempre più rendendo conto che non esistono attualmente le condizioni per una mediazione e se la sinistra dovesse tirare troppo la corda, 'userò l'arma del Decreto Legge' ha minacciato il premier.
Intanto, tra i 'renziani' cresce la preoccupazione per i risvolti che la polemica sulla riforma del lavoro e sull'articolo 18 stanno determinando sulle intenzioni di voto degli italiani: il tesoriere Francesco Bonifazi ha fatto presente come siano tornati alla carica i 'perdenti' e come il primo effetto sia stato una lieve diminuzione dei consensi elettorali nei confronti del Partito Democratico.
'E' più forte di loro - ha commentato Bonifazi - adorano perdere'. Non sarà facile il cammino della riforma: prevediamo numerosi ostacoli sin dall'inizio del suo percorso e non sarà così semplice trovare un accordo.