Poco meno di 72 ore dopo di che il governo Renzi dovrà varare la Legge di Stabilità, uno dei provvedimenti più importanti di sempre sul fronte previdenziale: numerosi esponenti dell'Esecutivo, ministro Poletti in primis, hanno infatti annunciato che a margine della stessa legge sarebbero arrivati importanti interventi in tema di pensione anticipata 2014 e prepensionamento, ma l’assenza di un vero dialogo che ha caratterizzato il contesto politico nelle ultime settimane ha contribuito a far addensare più di una nube all’orizzonte. Si, perché alcune ipotesi in particolare (pensiamo all’eliminazione delle penalizzazioni per chi accede alla pensione anticipata 2014 prima dei 62 anni di età e alle nuove forme di pensione anticipata 2014 più volte delineate da Poletti) avrebbero richiesto un dialogo articolato ed aperto a più linee di pensiero data la complessità e la delicatezza del pull di interventi paventati, una fase di concertazione che però non si è mai sviluppata, con la conseguenza che ad oggi il fronte dei dubbi risulta molto più nutrito di quello delle certezze.
Stando ai primi segnali che arrivano da Palazzo Chigi, il governo Renzi è al momento interamente concentrato sul Jobs Act, con le ultime dichiarazioni rilasciate da Poletti e Damiano (presidente della Commissione Lavoro) ad aver interessato esclusivamente riforma del lavoro e articolo 18. Eppure, senza un range di interventi incentrati su pensione anticipata 2014 e prepensionamento che risultino in grado di rendere il contesto previdenziale più flessibile il rischio implosione del sistema lavoro sarà più concreto che mai: appare quanto meno poco lungimirante pensare ad un mercato del lavoro flessibile in entrata (come vorrebbero Renzi e Poletti) ma rigido in uscita, senza contare che i mancati interventi relativi a pensione anticipata 2014 e prepensionamento inciderebbero negativamente su turn over e ricambio generazionale.