Non accenna ad allentarsi il dibattito connesso alla Legge di Stabilità: i mancati interventi riferiti al comparto previdenziale (anche il caso pensioni lavoratori precoci è stato totalmente ignorato) non sono passati affatto inosservati, con la conseguenza che adesso il contesto politico-istituzionale appare più in fermento che mai. Si perché la Legge di Stabilità altro non è se non l’ultima occasione mancata di una lunga serie di provvedimenti sfruttando i quali si sarebbero potuto arginare almeno in parte gli effetti della riforma Fornero. Tra le categorie più colpite troviamo senz’altro i lavoratori precoci, gente che ha iniziato a lavorare a 15 anni e che adesso si trova a fare i conti con un’età pensionabile fissata dalla stessa riforma Fornero a quota 67 anni; nonostante una rilevanza sociale così elevata (questi lavoratori hanno contribuito alla crescita del paese sin dalla tenera età) il governo Renzi non ha mai concretamente guardato al caso pensioni lavoratori precoci con l’intento di affrontarne strutturalmente la vertenza.
La conseguenza non può che essere il caos venutosi a creare in questo momento. A rendere ancora più paradossale il quadro d’insieme il fatto che ignorando il caso pensioni lavoratori precoci e con esso l’intera questione previdenziale il premier Renzi ha disatteso un preciso impegno sottoscritto in prima persona e riportato per iscritto nel DEF, il Documento di Economia e Finanza stilato lo scorso aprile. Parlando di pensioni lavoratori precoci l’unica via consiste adesso nel prevedere una qualche forma di prepensionamento: la sola ipotesi al momento in piedi va in questa direzione ma penalizza eccessivamente gli stessi lavoratori, ‘costretti’ a fare i conti con una somma di danaro ricevuta in prestito.