Una delle tante materia previdenziali che non ha trovato soluzione all'interno della legge di stabilità 2015 e che doveva essere centrale per la riforma Pensioni 2014/2015 era la proroga della cosiddetta "opzione donna". Anche questo tema non è stato affrontato e così il Collettivo Opzione Donna minaccia di far partire dei ricorsi contro l'Inps. Le lavoratrici protestano in quanto, a causa di una restrizione voluta dall'istituto previdenziale, tutte coloro che avrebbero potuto beneficiare della Legge Maroni del 2004 fino al 31 dicembre 2015 ora dovranno attendere molti anni prima di ottenere la pensione.
In questo articolo faremo il punto della situazione e cercheremo di capire quali strade potrebbe prendere una riforma delle pensioni per il 2014/2015 sulla materia dell'opzione contributivo donne. Il tema è importante perché, al momento e soprattutto dopo la legge Fornero, è l'unico strumento per avere un anticipo sui requisiti anagrafici della pensione.
Riforma pensioni 2014: è illegittima la circolare Inps del 2012?
L'opzione contributivo donna, prevista dall'art. 1 della legge n. 243 del 2004 e confermata dalla legge Fornero del 2011, permette alle lavoratrici che hanno 57 anni di età (o 58 anni se autonome) e 35 anni di contributi di andare in pensione con un sistema completamente contributivo, il che significa con un assegno previdenziale di circa il 25% inferiore.
Il problema è che c'è stata una circolare dell'Inps, la n. 35 del 2012, che prevede una finestra mobile per l'ottenimento del beneficio dell'opzione donna, 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le lavoratrici autonome, a cui vanno aggiunti 3 mesi per l'allungamento della speranza di vita. In parole semplici, se l'opzione donna è valida fino al 31 dicembre 2015, le lavoratrici dipendenti che compiranno 57 anni di età a partire da questo ottobre non potranno già più accedere al beneficio, mentre le lavoratrici autonome già da circa 6 mesi.
Le battaglie in Parlamento sono state tante e, come per le altre questioni che avrebbero dovuto fare da base per una riforma delle pensioni 2014/2015 (pensiamo ai Quota 96, alle penalizzazioni per la pensione anticipata, a una soluzione strutturale per gli esodati), non hanno dato esito.
Riforma pensioni 2014: il Collettivo Opzione Donna e il ricorso contro l'INPS
E così il Collettivo Opzione Donna ha deciso di adire le vie giudiziarie contro l'Inps.
Come spesso accade nel nostro paese, quando la soluzione non arriva per via politica, si batte la strada dei ricorsi. Il motivo è semplice: viene considerata illegittima l'interpretazione data dall'Inps sulla finestra mobile. Si ritiene che se l'opzione è valida fino al 31 dicembre 2015, allora tutte le donne che acquisiscono i requisiti previsti devono poter andare in pensione con il calcolo contributivo. Il 30 ottobre, all'interno di una conferenza stampa a Montecitorio, ci sarà l'annuncio del ricorso alla presenza degli avvocati. La speranza resta ovviamente che si trovi una soluzione politica alla questione, ma sembra essere sempre più chiaro che la via scelta dal governo Renzi non è quella di una riforma delle pensioni. Si ritiene, evidentemente, che il sistema previdenziale sia una delle spese più gravose per le casse dello stato e qualsiasi aggiustamento significherebbe un ulteriore aggravio.