La manovra dettata dalla Legge di Stabilità per il 2015 in materia di riforma Pensioni cerca di dare una sforbiciata alle tasse per 18 miliardi di euro e allo stesso tempo conferma detrazioni alle famiglie, agevolazioni per nuovi assunti a tempo indeterminato, la conferma del bonus di 80 euro per i dipendenti statali e il bonus alle neo-mamme. Tra gli argomenti a cui la Legge di stabilità ha messo mano troviamo il Tfr in busta paga e delle nuove risorse sui Quota 96 per le assunzioni di circa 150.000 precari della scuola. La nuova Legge di Stabilità del governo Renzi, ha pensato a tutto, o quasi? Qualcosa ha tralasciato! Come, ad esempio, gli interventi auspicati sulle pensioni e sui Quota 96 della scuola e non. In parlamento si continua a discutere ma nel frattempo i 4.000 lavoratori che da 3 anni aspettano di andare in pensione sperano che il governo si decida ad esprimersi in materia di prepensionamneto e sulla possibilità di uscita anticipata dal mondo del lavoro. I benefici apportati al sistema in tal senso sarebbero tangibili da subito, soprattutto, dai cosiddetti "Quota 96" della scuola. Gli emendamenti sono già pronti sui tavoli delle trattative ad essere presentati nelle discussioni parlamentari. Alcuni come la richiesta di una tassazione agevolata sul Tfr in busta paga, la creazione della no tax area per i pensionati oppure una sorta di bonus per le pensioni minime, sono stati presentati dal Pd. Mentre dalla Lega arrivano le proposte del referendum per cancellare la legge Fornero. Sul versante dell' anticipo del Tfr in busta paga iniziano le prime difficoltà del governo. Molti si interrogano se conviene o meno avere il Tfr in busta paga, dato che sono ancora aperti i dubbi sulle modalità di tassazione che verranno applicate.
Chi può richiedere il Tfr in busta paga? Conviene davvero al lavoratore?
Chi può richiederlo? Ma soprattutto conviene avere l' anticipo in busta? Cercheremo di dare una risposta alle domande che si stanno facendo milioni di lavoratori. La richiesta dell' anticipo della liquidazione è volontaria e può essere fatta dai dipendenti pubblici e privati, purché abbiano un rapporto di lavoro da almeno 6 mesi. Rimangono fuori dalla prima stesura i braccianti agricoli, i collaboratori domestici e i lavoratori in Cig (cassa integrazione). Dai primi calcoli la misura è sconveniente per chi rientra nell' aliquota del 38%, ovvero per i lavoratori con redditi sotto i 28.650 euro. Mentre per i lavoratori sotto questa soglia vedrebbero il loro Tfr tassato con aliquote più leggere. Rimane spinosa la questione sulle pretese dell'Inps che chiede di assoggettare l'aumento di stipendio, dovuto all'anticipo del Tfr in busta paga, alle ritenute previdenziali. Nell'ipotesi in cui il lavoratore richieda l'anticipo del proprio Tfr, dovrà informarsi delle eventuali pretese dell' istituto di previdenza sul proprio datore di lavoro, in ogni caso, una scappatoia che si potrà percorrere sarà quella di chiedere una deroga dalle contributi previdenziali.