Sciopero Generale è l'argomento dell'incontro di oggi tra i leader sindacalisti e rappresenta la divisione che c'è - e che si fa sentire - fra le sigle sindacali. Per quanto riguarda la Cgil e la Uil l'esito della riunione fa slittare la data designata per lo sciopero che dal 5 dicembre - come era stato annunciato precedentemente - passa al 12 dicembre. La giornata è importante anche per la defezione di una sigla, la Cisl.
Guai parlare di defezione però. Subito Annamaria Furlan nega e si affretta a puntualizzare quanto segue: "Non abbiamo mai valutato di dichiarare lo sciopero generale". Afferma che ci sarà uno sciopero del pubblico impiego e che in giornata il direttivo deciderà sul da farsi. Ossia ribadisce come se già non si sapesse che ogni sindacato è una realtà a sé stante, rimarcando differenze, divisioni e sfiducia nei colleghi. Il Job Act è stato rivisto dal governo - continua Furlan - e questo fa ben sperare in ulteriori aperture. Ad oggi, secondo Furlan - e dello stesso avviso è il ministro del Lavoro Poletti - non ha senso "fermare il Paese" con uno sciopero generale, ossia di tutte le categorie. Più duro ancora Maurizio Sacconi che in merito all'idea dello sciopero - ossia di fermare la produzione - parla addirittura di "masochismo" del sindacato e di chi lavora.
Quindi la Cgil e la Uil andranno in piazza insieme il 12 dicembre contro il Job act, Camusso e Barbagallo infatti non intendono fermarsi. Oltre ovviamente a non condividere la decisione della Cisl, Susanna Camusso critica l'aver comunicato il "no" direttamente ai giornalisti prima che ai dirigenti dei vari sindacati definendolo un comportamento scortese.