Il Jobs Act di Matteo Renzi è destinato ad avere una vita travagliata nel corso del suo iter verso la stesura definitiva del testo di legge per le pesanti e feroci critiche che piovono su ambo i versanti: Scelta Civica che parla di occasione mancata di rinnovo per non aver consentito di licenziare gli statali fannulloni e la Cgil che minaccia rappresaglie contro un Jobs Act liberticida che ci riporta nel medioevo, come la Camusso dichiara all'Ansa. A stretto giro di giornale Matteo Renzi risponde alle accuse ribattendo punto su punto.

Sul Jobs Act

Il premier Renzi, intervistato da Qn (Quotidiano Nazionale) si esprime sul Jobs Act in termini di autentica rivoluzione copernicana.

Attraverso queste leggi sul lavoro gli imprenditori avranno maggiori libertà di movimento ma, allo stesso tempo, i lavoratori si vedranno ampliare il parco tutele. Non si dimostra poi particolarmente preoccupato sulla polemica innescata da Ichino per il licenziamento ammesso solo nel privato. La possibilità di estenderlo anche al settore pubblico sarà materia di discussione alle camere a febbraio prossimo, aggiungendo che non è certo compito del governo deliberare in merito.

"Nulla sarà come prima in Italia e la Cgil può protestare quanto vuole; ci troverà sempre qui. Può scioperare e manifestare il suo dissenso anche in altri modi ma lo dovrà spiegare al Paese", prosegue nell'intervista.

Non ha paura di minacce o peggio di ritorsioni alla Corte Europea come ventilato dalla Camusso. Gli effetti positivi sull'occupazione si vedranno certamente nel corso del 2015.

I malumori bidirezionali

Scelta Civica ha mal digerito l'esclusione del settore pubblico dalla possibilità di licenziare i dipendenti. Il Senatore Ichino lo denuncia pubblicamente, come riportato sulle pagine de Il Messaggero lamentando lo stralcio dal testo di legge presentato in Parlamento che poi lo ha approvato.

Le frizioni aumentano con la minoranza del Pd sul fronte opposto, rappresentata da Cesare Damiano, che con un post avvelenato diretto a Madia e Poletti avverte che bollerà immediatamente ogni eccesso di delega in Commissione Lavoro.