Ecco alcune domande fatte personalmente all'ex assessore alla scuola di Roma Laura Marsilio sulla questione menu europei introdotti da dicembre 2014 nelle mense romane a seguito del semestre di presidenza italiana dell'Unione Europea.
A dicembre 2007 il Consiglio dell'allora ex VII municipio approvò una mozione con la quale si invitava l'Assessore alla Scuola a rivedere il Progetto "Ogni mese un paese"che prevedeva nelle mense scolastiche cibi di etnie diverse per favorire l'educazione interculturale, ritiene che possa accadere qualcosa di simile ora con i Menu europei?
"È già accaduto nonostante l'esperienza del passato avrebbe dovuto insegnare qualcosa.
Ma sembra che si proceda per ideologia piuttosto che per emulazione delle buone prassi. Del resto l'abolizione del menu etnico e l'introduzione dei menu regionali è stato il frutto di una valutazione attenta con i dirigenti dei dipartimento, gli esperti nutrizionisti, le rappresentanze di scuole e genitori ed anche con i rappresentanti degli stranieri che siedono in Campidoglio, per la prima volta attori protagonisti di un atto politico, "le linee guida per l' integrazione scolastica", riportate sul mio libro "Roma fa scuola".
Ciò che i genitori hanno contestato in molte scuole con raccolte di firme, è il fatto che i menù europei prevedono piatti unici senza primo piatto, (si sta rintroducendo) quindi la quantità è insufficiente per un pasto completo. Cosa ne pensa?
"Oltre che è insufficiente è inadatta.
Perché viola le linee guida del Ministero della Salute del 2010 per la ristorazione scolastica". Il contenuto di quelle indicazioni confermò la mia scelta per la valorizzazione della dieta mediterranea integrata da menu tipici locali che vanno a rinsaldare i rapporti con il territorio e vanno a valorizzare l'economia locale.
Ricordo gli apprezzamenti anche della Coldiretti e delle associazioni di categoria. E, cosa che più ci fece piacere riscontare in quelle linee guida, nonostante le polemiche, fu la raccomandazione dell'introduzione dei menu locali regionali, i quali sono uno strumento ideale per l'integrazione degli alunni stranieri che riescono a socializzare maggiormente avvicinandosi ai cibi della nazione ospitante o della loro nuova patria piuttosto che attraverso la riproposizione di menu dei loro Paesi di provenienza.
Questa buona prassi fu encomiata e i giornali nazionali come Il Corriere della Sera, ne parlarono, il nostro Sindaco intervistato. Roma fu esempio, oggi siamo nel ridicolo."
Non sarebbe meglio far apprezzare ai bimbi prima i piatti della tradizionale cucina italiana visto che sono ancora piccoli nella scuola dell'infanzia per capire il progetto didattico che prevede di associare la bandiera al Paese europeo?
"Giustamente lei rileva che il progetto non è adatto per i bambini cosi piccoli perché dobbiamo ricordarci che ciò che viene proposto nelle scuole deve andare in linea con ciò che studiano e a tal fine va anche coinvolto il corpo docente. Quando emanammo i menu regionali elaborammo un gioco per i bambini dell'infanzia e per le primarie il progetto si andava a collegare con i 150 anni dell'Unità d'Italia e fu distribuito un opuscolo ed un manifesto con le regioni d'Italia che tutte insieme con le loro specificità vanno a creare l'unicità della nostra Nazione, che almeno per la sua cultura culinaria fa scuola nel mondo. Il solito provincialismo di sinistra ha messo fine a tutto questo."