Sembra sia solo all'inizio lo scontro nella maggioranza del Governo Renzi sul Jobs act e la riforma Pensioni 2015. Dopo le prime liti tra Pd e Ncd durante l'esame dei primi due decreti attuativi della legge delega sul lavoro in commissione alla Camera sul contratto a tutele crescenti e i nuovi ammortizzatori sociali, vengono ora al pettine i nodi da sciogliere all'interno del Partito democratico, diviso tra la minoranza "più di sinistra" - rappresentata a vario titolo da Bersani, Cuperlo e Civati - e la maggioranza dei renziani che segue le direttive del presidente del consiglio nonché segretario del partito.

Jobs act e riforma pensioni 2015, ecco le richieste della minoranza Pd a Renzi

E anche se il premier Matteo Renzi ha assicurato ai suoi "compagni" che il terzo decreto attuativo del Jobs act sulle tipologie contrattuali, che sarà presentato al consiglio dei ministri di oggi venerdì 20 febbraio, "sarà più di sinistra", la minoranza del Pd - che nelle sue varie aree si presenta numericamente consistente in Parlamento - mette le mani avanti ribadendo la necessità di nuovi cambiamenti. "Sul contratto a tutele crescenti chiediamo al Governo - ha dichiarato in una nota stampa il presidente della commissione Lavoro di Montecitorio Cesare Damiano, della minoranza Pd - di recepire i pareri delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato che chiedono di cancellare - ha sottolineato il parlamentare dem - ogni riferimento ai licenziamenti collettivi, mantenendo l'attuale normativa".

Mentre sulla riforma pensioni 2015, Damiano insiste su nuove forme di flessibilità in uscita per la pensione anticipata a 62 anni con 35 anni di contributi prevista in un ddl a sua firma e di altri deputati del Pd, oppure sulla soluzione Quota 100. E nel frattempo riapre il capitolo delle tassazioni sui rendimenti finanziari dei fondi pensioni e delle casse di previdenza aumentate con la Legge di Stabilità 2015.

Riforma pensioni, Damiano: 'Negativo aumento tasse per casse previdenziali'

Il Governo Renzi, "tassando in modo pesante le casse previdenziali - ha dichiarato poi Damiano a margine del forum 'Il futuro delle libere professioni e il ruolo delle Casse di previdenza' - non ha compiuto un'azione positiva". L'aumento dall'11% al 20% della tassazione sui rendimenti annui dei fondi pensione è stato previsto nella manovra economica e finanziaria che però ha anche "ritoccato" per la prima volta la riforma pensioni Fornero introducendo nuovi tetti sulle pensioni d'oro degli alti burocrati di Stato ed eliminando, seppur parzialmente, le penalizzazioni sulla pensione anticipata dei lavoratori precoci.

Secondo l'ex sindacalista della Cgil ed ex ministro del Lavoro del Governo Prodi, che ne chiede un passo indietro all'esecutivo, il rincaro dall'11% al 20% delle tasse sui rendimenti dei fondi pensione danneggia gravemente la previdenza complementare e rappresenta un "disincentivo", in particolare per i giovani, a scegliere la strada della pensione integrativa che poi si sommerà alla pensione pubblica.