Cosa aspetta il Governo per degli interventi su una maggiore flessibilità in uscita? È questo l'interrogativo che molti italiani si chiedono da quando l'esecutivo Renzi ha lasciato intendere che molto probabilmente nuovi interventi potranno essere inclusi nella prossima Legge di Stabilità. Intanto, continua a trasparire sempre di più la necessità di rendere l'uscita pensionistica più flessibile, al fine di assicurare a migliaia e migliaia di lavoratori italiani il diritto al trattamento previdenziale.

Dalle parole pronunciate dal Ministro del Lavoro Giuliano Poletti nei giorni scorsi, si intuisce che occorre riaprire il capitolo delle Pensioni, visto che molti lavoratori hanno perso il lavoro e non hanno raggiunto ancora i requisiti pensionistici.

Il buco lasciato dalla Riforma Fornero, è davvero enorme e il Governo Renzi deve apprestarsi a modificare le vecchie norme in materia pensionistica. Obiettivo primario, è l'introduzione di una maggiore flessibilità in uscita dal mondo lavorativo. È quello che si aspettano i lavoratori rimasti colpiti dalle severe norme dettate dall'ex ministro del Lavoro Fornero.

Le dichiarazioni del ministro Poletti, sembrano essere appoggiate anche dal Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano: "E' positivo il fatto che il ministro Poletti, riapra il capitolo pensioni e riconosca che esiste un problema sociale", dice il deputato del Pd. È lo stesso Damiano, infatti ad ipotizzare il meccanismo di Quota 100 che prevede l'uscita con un minimo di 60 anni di età e 40 anni di contributi, oppure 61 anni di età e 39 anni di contribuzione o, ancora, 62 anni di età e 38 anni di contributi.

E' l'ipotesi più accreditata seppure possa comportare dei costi elevati per le casse statali. Damiano ricorda del disegno di legge già presente in Commissione che prevede l'uscita dal lavoro a partire dall'età di 62 anni con 35 anni di contributi, con delle penalità che possono arrivare fino all'8%. In alternativa, occorrerebbe maturare 41 anni di contributi senza tenere conto dell'età anagrafica. "Individuare le coperture finanziarie per riformare le pensioni, è un costo finanziario che verrebbe ampiamente ripagato dal risultato sociale" conclude Damiano.