"Noi impieghiamo personale residente". Una frase che riporta anche la percentuale da spuntare di quanto dal 20 al 100% l'azienda che lo espone sia 'pura'. È l'iniziativa portata avanti dal comune di Claro per tutelare l'economia svizzera dalla variante dei transfrontalieri. Una delle tante in tal senso. Claro, 2600 abitanti a nord di Bellinzona dista circa 60 km dal confine italiano e non sposterà certo gli equilibri del mercato del lavoro elvetico. Ma questa ennesima iniziativa contro gli stranieri rapprensenta un chiaro segnale all'Unione Europea.

"Non è razzismo"

Raggiunto dal Corriere della Sera il sindaco di Claro Roberto Keller ha subito rigettato le accuse di razzismo che gli sono piovute addosso. "So che questa soluzione può apparire antipatica, soprattutto da parte parte di voi italiani. Ma noi l'abbiamo adottata in ottica di trasparenza. Il razzismo non c'entra niente" spiega Keller. Secondo il primo cittadino clarese non si tratterebbe di xenofobia "perché l'invito non è rivolto agli svizzeri, ma a tutti coloro che risiedono stabilmente in Ticino. Anche agli stranieri".

I transfrontalieri

Il numero di transfrontalieri in Ticino negli ultimi anni è aumentato di circa il 5%. Molto spesso questi lavoratori sono di origine italiana e percepiscono a parità di servizio uno stipendio più basso di circa il 15-20% dei colleghi svizzeri.

A Claro il livello di disoccupazione è bassissimo: circa il 4%. Nonostante ciò il sindaco ha etichettato come d'emergenza la situazione lavorativa. "Il problema lavoro per noi era gravissimo ed è peggiorato dopo che il franco svizzero e l'euro hanno raggiunto la parità" spiega Keller. Una crisi che non ha prodotto però una corsa al risparmio nelle famiglie ticinesi, quanto piuttosto l'emergere del patriottismo.

"Spesso mi sono sentito dire che persone preferirebbero spendere qualche franco in più per l'acquisto di beni e servizi se almeno sapessi che vanno ad arricchire l'economia ticinese e non quella italiana. Così è nata l'idea di favorire le assunzioni locali. Chi lo espone si prende il rischio, il cliente può fare la sua scelta".

Il referendum del 2014

La Svizzera, si sa, è un paradiso fiscale. Molta della sua ricchezza deriva dalla finanza, dal settore bancario e dal commercio dell'oro. Il suo reddito procapite sfiora gli 81mila dollari annui e per via delle condizioni tributarie favorevoli è sede di alcune multinazionali quali Nestlè, Abb e Holcim. Da sempre è lido di approdo di molti lavoratori stranieri, che spesso fanno la spola tra la propria terra e il luogo del lavoro (transfrontalieri). Il 9 febbraio 2014 gli svizzeri hanno deciso tramite referendum di sospendere gli accordi bilaterali con l'Ue in materia di libera circolazione delle persone. Hanno deciso in sostanza che gli stranieri potevano stabilirsi e transitare in Svizzera ma solo a percentuali prestabilite dalla necessità e dalla sostenibilità economica. Data la delicatezza, la questione della sospensione dei principi di Schengen è ancora in sede di trattativa tra Berna e Bruxelles. Quello di Claro rappresenta un nuovo segnale all'Europa.