Sono necessarie nuove coperture finanziarie per poter eliminare definitivamente il taglio dell'1 e 2% dell'assegno pensionistico dei lavoratori che hanno avuto accesso alla pensione anticipata negli anni tra il 2012 e il 2014. Sono queste le dichiarazioni di Poletti durante un'interrogazione parlamentare dagli onorevoli della Lega Prataviera e Fedriga in Commissione della Camera, che ha tolto ogni speranza di risoluzione all'annosa questione della penalizzazione. La Legge 190/2014 (art.1 comma 113) ha permesso infatti solo la riduzione di tale percentuale sull'assegno previdenziale a decorrere dal 2015, lasciando aperta la questione degli assegni liquidati precedentemente.

La sola proposta al momento è rendere retroattivi i requisiti di accesso alla pensione anticipata, ma sarebbe necessario un intervento normativo da parte del Parlamento per eliminare definitivamente la penalizzazione sugli assegni del trattamento pensionistico.

Pensione anticipata: assegni con penalizzazione

Non danno nessuna speranza, dunque, le parole del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il quale ha dichiarato fermamente che per eliminare le penalizzazioni sulla pensione anticipata sono necessarie delle ulteriori coperture economiche, e non solo. Il taglio dell'1 o del 2% per coloro che sono andati in pensione anticipata tra il 2012 e 2014, e dunque prima del 2015, non è dunque fattibile. In base alle dichiarazioni del ministro, anche stabilire un eventuale intervento retroattivo sui requisiti di accesso alla pensione anticipata che permetta di eliminare le penalizzazioni, necessita di un intervento normativo da parte del Parlamento, chiamato a individuare le coperture finanziare sufficienti a soddisfare il taglio. L'art. 1 comma 113 della Legge n. 190/2014 ' Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilita' 2015)' ha permesso di eliminare la riduzione dell'1 e 2% solo dall'assegno pensionistico erogato a partire dal 1 gennaio 2015, escludendo però l'assegno dei lavoratori in uscita dal 2012 e fino al 31 dicembre 2014. Un taglio che ammonta dall'1 al 2%, in perfetto disequilibrio tra i pensionati, circa 25mila, in uscita con pensione anticipata nel triennio in questione e quelli che hanno cessato il servizio con stessa modalità, ma di seguito o precedentemente a tale periodo.



Durante un’interrogazione in Commissione Lavoro alla Camera, Poletti non ha nascosto le sue numerose perplessità in materia di possibilità di riduzione delle penalizzazioni e sulla fattibilità della riforma. La mancanza delle coperture economiche non permette infatti di trovare risoluzione alla sperequazione alla quale sono soggetti i lavoratori che hanno avuto accesso alla pensione anticipata a partire dal 2012 fino al termine del 2014. Il loro assegno previdenziale consta di un importo ridotto rispetto a quello dei lavoratori che fruiscono della stessa tipologia di pensione ma con cessazione dal servizio fino al 2012 o dal 2015. Nessuna novità invece in materia di depenalizzazione sugli assegni di pensione anticipata già liquidati fino al 2015, non ci sarà infatti, nessun effetto retroattivo. Il ministro Poletti ha infatti precisato che non si potrà fruire della norma varata nella Legge di stabilità, in quanto la retroattività non potrebbe trovare una sua risoluzione in termini economici 'gli oneri finanziari non sarebbero stati sufficienti'. Ragioni di incompatibilità finanziaria non permettono dunque al momento di trovare risoluzione al meccanismo di riduzione a cui sono soggetti gli assegni pensionisti di coloro che sono andati in pensione anticipata nel triennio 2012-2014: si parla di circa 25mila pensionati.