L'Istat ha diffuso i dati del mese di marzo riferiti all'occupazione, secondo i quali sono 7,3 milioni i lavoratori, statali e privati, in attesa del rinnovo del contratto. Un numero che influisce anche sull'altro dato preso in esame dall'Istituto di statistica, quello della crescita delle retribuzioni, il cui incremento si è fermato all'1 per cento su base annua.

Istat, sono 40 i contratti, statali e privati, in attesa di rinnovo.

I 7,3 milioni di lavoratori in attesa del rinnovo del contratto, pari al 59,6 per cento del totale della manodopera impiegata, sono distribuiti in ben 40 categorie, tante quanto sono i comparti produttivi col contratto scaduto.

Tra queste quali spiccano le 15 categorie di lavoratori statali, tra i quali quelli della scuola, equivalenti a 2,9 milioni di dipendenti, il cui contratto collettivo nazionale di lavoro è scaduto da ben 5 anni.

Altro dato in crescita rilevato dall'Istat è quello dei mesi di attesa per il rinnovo del contratto scaduto, passati a 39,3 mesi, rispetto ai 27,2 mesi dello stesso periodo del 2014. Una media alzata dal contratto degli statali, scaduto dal 2012, mentre per il contratto dei privati, l'attesa media per il rinnovo è di 23,7 mesi. In pratica, oltre un lavoratore su due lavora con il contratto scaduto, con la conseguenza di vedere il proprio stipendio fermo, il cui potere d'acquisto viene lentamente eroso dall'aumento dei prezzi.

Stipendi: crescita dell'1% l'anno.

Rispetto allo stesso mese di marzo del 2014, i dati sulla crescita degli stipendi fanno registrare un crescita dell'1 per centro che, nel dettaglio, vede incrementarsi le retribuzioni del settore privato dell'1,5 per cento, mentre sono ferme quelle del commercio e del settore pubblico, quest'ultimo sempre per effetto del blocco del rinnovo del contratto degli statali.

Tra i comparti che hanno fatto registrare la maggiore crescita degli stipendi, quello delle telecomunicazioni, cresciuti del 3,5 per cento, quello della gomma, e della lavorazione minerali non metalliferi, cresciuti del 3,3 per cento e quello relativo al settore energetico e delle estrazioni minerali, cresciute del 3 per cento.