Il dibattito sulla riforma Pensioni 2015 continua ad esserein fermento: si discute come sempre dei temi caldi relativi alla pensioneanticipata (ancora viva la soluzione quota 100?), agli esodati ed alla prorogadell’opzione contributivo donna. Per i lavoratori precoci andati in pensioneprima del 2015 uno spiraglio potrebbe aprirsi: oggi, 23 aprile, ci concentriamosulle parole dell’onorevole Maria Luisa Gnecchi del PD. La deputata, moltoattiva in Commissione Lavoro alla Camera al pari di Cesare Damiano, haannunciato un intervento che coinciderà con la presentazione del DDL sullasettima salvaguardia degli esodati.
Pensione anticipata 2015, Gnecchi: stop a penalizzazioni perlavoratori precoci
Ha scelto le pagine di Pensioni Oggi per intervenire direttamentedi suo pugno: la parlamentare del Partito Democratico ha ripercorso le vicendedegli ultimi anni, sottolineando come da tempo si chiedeva l’eliminazione delleingiuste penalizzazioni introdotte dalla riforma pensioni Fornero. Gliostacoli, fino ad adesso, sono stati di natura economico-finanziaria: ilgoverno Renzi, infatti, ha rigettato la proposta che era stata già presentatain occasione della Legge di Stabilità, prevedendola soltanto per coloro chelasciano il lavoro a partire da quest’anno. Per queste ragioni, la Gnecchipresenterà un emendamento al Ddl sulla settima salvaguardia degli esodati concui si cercherà di parificare la situazione dei lavoratori usciti prima del2015 con quelli che, a partire da quest’anno, godono dello stop alle decurtazioni.
Quota 100, il ‘raffreddamento’ della proposta per lapensione anticipata
Per settimane abbiamo parlato della quota 100, sottolineandoil fatto che sembrava essere la soluzione più gradita ai pensionandi. Negliultimi tempi, nonostante il promotore Cesare Damiano non pare aver cambiatoidea, il dibattito sembra essersi “raffreddato”.
Ciò è avvenuto soprattuttodopo la presentazione del Ddl che ha leggermente modificato la formulazioneoriginaria. In principio, infatti, si parlava di un’età minima di 60 anni a cuisommare 40 anni di contributi: successivamente, invece, si è passati a 62 annipiù 38 di versamenti. Il che, inevitabilmente, ha reso più “appetibile” laquota 41 o i pensionamenti flessibili. Nonostante questo, però, va detto che ilgoverno Renzi non sembra essersi mosso di una virgola rispetto ai progettioriginari e, ad oggi, pare difficile che si faccia dettare la linea da Damiano.