Sulla riforma della scuola del Governo Renzi, sarà decisiva la formazione? È questa la domanda che poniamo e che si pongono i docenti ed il personale della Scuola nei giorni precedenti lo sciopero generale proclamato dalle sigle sindacali della scuola per il prossimo 5 maggio contro la Buona scuola varata dal Governo. Sull'argomento è intervenuto l'ex deputato nelle fila del Partito democratico Eugenio Mazzarella nel commento fatto sul quotidiano "Il Messaggero" di ieri, 22 aprile. Secondo il filosofo il lavoro delle Commissioni parlamentari di questi giorni sul disegno di legge sulla Buona scuola è incentrato sul superamento dell'attuale sistema di formazione dei docenti che lega una laurea magistrale ad un anno di Tfa, il Tirocinio formativo attivo: si potrebbe eventualmente recuperare quell'anno in più di implementazione formativa psico-pedagogica, nel percorso formativo, abbreviandolo.

Ma qualsiasi ristrutturazione del percorso formativo, si deduce, non dovrà penalizzare la formazione dei futuri docenti. Qualunque sia la decisione sulla riduzione dei tempi della formazione dei docenti, sarebbe dannoso insaccare un triennio di base con un biennio specialistico ed in quest'ultimo concentrare la formazione didattica e pedagogica dei candidati docenti.

"Gli attuali cinque anni della laurea magistrale già affaticano i futuri docenti per il recupero del deficit disciplinare con il quale gli studenti arrivano da una scuola in grandi difficoltà alle università - spiega Mazzarella - Sarebbe altrettanto dannoso procedere con sforbiciate ai crediti disciplinari e ad una riduzione dei tempi del Tirocinio formativo attivo senza avere la consapevolezza che, dietro a questa idea di 'scorciare' il percorso universitario degli studenti vi sia solo l'imperativo che la scuola debba essere solo una pura trasmissione del sapere decurtata dello spirito critico".

"Incentrare la formazione sul 'come' insegnare, di certo importante - conclude Mazzarella - e meno sul 'cosa' insegnare, sarebbe la fine della Buona scuola ancor prima del suo inizio. Si abbatterebbe quel viaggio di trasmissione del sapere compiuto insieme dal docente, spinto dal sapere in modo critico, e dagli studenti nella scuola. Un errore che pregiudicherebbe l'istruzione dei prossimi decenni".