Timidi segnali di apertura sul fronte della riforma della Scuola 2015: dopo le polemiche al vetriolo e le reazioni più che mai indignate di personale docente e non, il premier Renzi tenta di correggere il tiro. «Niente decreto legge» smentisce a proposito delle voci circolate in merito al rito abbreviato che avrebbe seguito il disegno de la Buona Scuola. Il rischio era che si approvasse tutto in fretta e furia limitando grandemente la possibilità di emendare il testo e la stessa discussione in aula. Renzi fa il punto sui punti più contestati della riforma ma incalza la protesta in vista dello sciopero del 5.

«Siamo aperti a ogni modifica» ha detto nella sua newsletter Enews, purché nell'interesse dei ragazzi: rincarando la dose sui meriti di un governo che, a suo dire, avrebbe messo più soldi di tutti sull'edilizia scolastica - le cui fonti rimangono però ancora misteriose - e rilancia la scuola con un piano 100.000 assunzioni e premi di merito ai docenti. L'apertura duramente contestata dai 5 stelle per cui in Commissione Cultura ci sarebbe ancora «un provvedimento nel quale, al di là di singoli ritocchi, restano invariati lo scheletro e i punti salienti».

Altro pomo della discordia della riforma della scuola 2015 su cui il premier ha ritenuto opportuno fare delle precisazioni è quello della figura del preside-sindaco che, afferma Renzi, «non sarà certo uno sceriffo, ma non può neanche essere un passacarte di circolari ministeriali».

«La riforma vuole responsabilizzare il preside» scrive il presidente del Consiglio senza soffermarsi oltre sul criticato strapotere che la Buona Scuola attribuirebbe ai dirigenti. L'intenzione è quella di voler dare più ruolo al consiglio di istituto, aprendo a nuovi dibattiti, ma sempre ferma restando la questione della valutazione del merito dei professori, punto essenziale e imprescindibile della riforma.

Infine, non manca il riferimento alla pioggia di polemiche da parte di tutto il personale scolastico: comprensibili sarebbero le critiche e difficile smontare la rabbia che la politica dei governi passati avrebbe instillato all'interno della scuola. «Chi contesta ha tutto il diritto di farlo. Ma il giorno dopo, per favore, entriamo nel merito.

Noi siamo pronti a cambiare»

L'ondata di dissenso non accenna a placarsi e a Roma oggi è esplosa una nuova protesta che vede protagoniste mamme e maestre della scuola primaria di Ostiense che, a causa dei gravi ammanchi di personale di personale assegnato lamentano la conseguente riduzione dell'orario di frequenza e la ricaduta sull'organizzazione delle famiglie. La protesta messa in atto prevede lezioni di didattica alternativa e dibattiti sui temi della scuola con la partecipazione di bambini, insegnanti e personale scolastico per cui si auspica un effetto domino da che funga da preludio allo sciopero del 5 maggio.

Le maestre denunciano la scomparsa delle chiamate per le supplenze brevi fino a 10 giorni che diverrebbe causa di una continua divisione degli alunni inficiando gravemente il regolare svolgimento della didattica e di fatto aumentando il rischio di "classi pollaio" che il governo con la riforma cerca di evitare.

Nel mirino anche il piano triennale e la chiamata diretta del dirigente che metterebbe al rischio continuità didattica dei docenti e qualità dell'offerta formativa. «Non sarebbe meglio avere tutti "ottimi" insegnanti investendo seriamente nella scuola pubblica, invece di continuare a tagliare?»