Sono ore di grande attesa per la futura riforma Pensioni, tra le novità più importanti sottolineiamo l'ultimo intervento di Cesare Damiano, con il quale il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera ha voluto lanciare una frecciata al presidente Inps Tito Boeri, la cui figura, all'interno della minoranza dem, non è evidentemente ben vista, anzi. Possiamo chiamarla resa dei conti, possiamo anche considerarla come una delle partite più importanti che interessano da vicino i lavoratori precoci, per i quali il destino appare, qui lo dico qui lo nego, già scritto. 

Legge delega Sacconi, le proposte al suo interno

A livello mediatico forse è passata inosservata, ma la legge delega sulla riforma pensioni presentata da Sacconi la settimana scorsa conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, quale sarà la strada futura che verrà intrapresa dal governo in materia previdenziale.

All'interno del testo infatti ritroviamo quota 97, con la formula classica di uscita a 62 anni avendo 35 di contributi, oltre che a una penalizzazione massima dell'8 percento, la quale si azzererebbe andando in pensione a 66 anni. Vi lasciamo immaginare i commenti lasciati dai lavoratori precoci, i quali si sentono presi in giro da una classe politica che sembra ignorare un semplice fatto: se io, precoce, arrivo a 62 anni di età, ho, di media, versato 44-45 anni di contributi, dieci in più rispetto ai 35 previsti. Perché mi chiamo precoce? Perché ho iniziato a lavorare dai 15-18 anni, e non da 27 anni, perché solo se avessi iniziato a lavorare poco prima dei 30 anni avrei raggiunto, a 62 anni, i 35 di contributi. 

Damiano a Boeri: 'Non sappiamo se questo sia il suo mestiere'

Da tempo ormai Damiano e Boeri hanno ingaggiato un duello, al momento esclusivamente verbale, sul tema delle pensioni. Il numero uno dell'Inps, anche nei giorni scorsi, ha confermato di avere una spiccata sensibilità per la prossima riforma delle pensioni. Nel corso di una recente intervista, l'economista italiano ha ribadito l'intenzione di presentare, nel breve termine, forse prima dell'inizio dell'estate, una sua proposta, affermando di avere a cuore la causa dei lavoratori precoci, per i quali avrebbe in mente un sussidio ad hoc. L'idea di Boeri, che si sposa anche con quella del ministro Poletti, interesserebbe i precoci di età compresa tra i 55 e 65 anni. Non si è fatta attendere, e non poteva essere altrimenti visti i precedenti, la risposta di Damiano, che ha ancora una volta fatto intendere come il Professore stia sconfinando in aree non di sua competenza, pensiero comune questo all'interno anche di altre correnti politiche. L'esponente del partito democratico, quando parla, lo fa con la consapevolezza di avere l'appoggio di una buona parte dei precoci, i quali sperano, perché di speranza - fino a quando non arriverà il mese di settembre - si tratta ad oggi, che quota 41 divenga legge, l'unica quota che fin qui non prevede il, tra virgolette, fastidioso vincolo anagrafico dei 62 anni di età. Voi da che parte state? Riponete fiducia nella determinazione e intraprendenza di Boeri oppure continuate a credere che Damiano sia il 'cavallo' su cui puntare nei prossimi mesi per una riforma pensioni equa e giusta?