Le voci di una pensione anticipata a partire dal 2016 hanno trovato conferma nel Governo Renzi: con la discussione della nuova Legge di Stabilità, a partire dal prossimo autunno, si studieranno le modifiche ai requisiti anagrafici e contributivi attualmente fissati dalla Legge Fornero (l'articolo 24 del Decreto legge n. 201 del 2011) e dalle successive integrazioni. Le modifiche dovrebbero consentire una maggiore flessibilità in uscita dal mondo del lavoro andando, effettivamente, a riformare l'attuale sistema di pensione anticipata e di vecchiaia troppo imperniato su una rigidità che non permette l'auspicato ricambio generazionale.
La svolta in senso flessibile delle Pensioni è stata confermata dallo stesso Presidente del Consiglio, Matteo Renzi a margine della questione relativa alla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionali le norme con le quali sono state lasciate fuori dalla rivalutazione automatica delle pensioni i pensionati che percepivano un assegno superiore al triplo del trattamento minimo calcolato dall'Inps. Tuttavia, la riforma delle pensioni ed il superamento della Legge Fornero, aprirebbero un ampio numero di possibilità di modifica.
Riforma pensione personale scuola: quale sarebbero le penalizzazioni in caso di anticipata?
Per quanto riguarda il personale dipendente della Scuola, costituito per più del 70% da donne, le proposte si sono concentrate sulla possibilità dell'uscita da lavoro ad un'età di almeno 62 anni, a fronte di un numero di anni di contributi versati pari a non meno di 35. Tale flessibilità permetterebbe quel ricambio generazionale necessario anche per l'assunzione di giovani candidati docenti in possesso dei titoli per entrare a lavorare nella scuola.
Tuttavia se le proposte di riforma delle pensioni sono tutte sulla carta a vantaggio dei dipendenti della scuola, molti più dubbi si addensano sul costo delle penalizzazioni sul trattamento pensionistico: si va dalle cifre poco credibili snocciolate dal Premier Renzi nelle trasmissioni "L'Arena" di Giletti e "Porta a Porta" di Vespa di 20, 30 o 40 euro mensili, alle più realistiche percentuali del 20% o del 30% sull'ammontare della pensione rispetto all'uscita normale dal lavoro, all'età cioè di 66 anni e 6 mesi nel 2016 ed ai 66 anni e 11 mesi dal 2019.
Tra le due ipotesi di penalizzazione c'è una differenza abissale che porterebbe i dipendenti a scegliere di andare in pensione anticipatamente o meno: troppo conveniente rinunciare ad appena 20-30 euro mensili pur di andare prima in pensione secondo la versione di Renzi (cifra già ampiamente ammortizzabile con il risparmio della benzina per andare a lavoro, ad esempio), troppo penalizzante rinunciare a circa un terzo nell'ipotesi di costo pari al 30%. In mezzo un ventaglio di possibilità che dovranno essere discusse in modo serio e sostenibile sia per i conti dello Stato che per le tasche dei contribuenti.