"Secondo calcoli ancora da confermare, sarebbe tra gli 11 e i 13 miliardi di euro l'aggravio per lo Stato della bocciatura in Corte Costituzionale del decreto sulle pensioni di dicembre 2011": sono le parole rilanciate da un articolo del quotidiano la Repubblica, che ha aggiornato nelle ore di questa mattina le stime relative alle risorse finanziarie che il Governo Renzi dovrà impiegare per dare seguito alla sentenza n.70/2015 della Consulta.

Si tratta di ipotesi che irrompono in modo cupo sull'attuale dibattito, visto che nonostante la sicurezza ostentata dai tecnici sulla ricerca della "quadra", si offre comunque l'immagine di un Paese spaccato a metà, dove i diritti di alcuni rischiano di essere difesi anche a scapito di quelli che spetterebbero ad altri.

Decisione della Consulta sulle pensioni non sorprende l'Europa: i precedenti in Portogallo

D'altra parte, la vicenda rappresenta anche un "deja vu" per l'Europa, visto che qualcosa di molto simile è già successo negli scorsi anni in Portogallo, dove la Corte Costituzionale del Paese blocco alcune misure di austerità inserite nella legge di bilancio del 2013 ed intraprese dal Premier Passos Coelho,  miranti a stabilizzare i conti dello Stato.

Ora la questione si ripropone anche nel Bel Paese, creando un ostacolo non indifferente al Premier Renzi e ai tecnici del Mef. Tra le possibili soluzioni c'è chi parla già di rateizzare il dovuto ai pensionati e chi prospetta un ricorso alle clausole di salvaguardia (tra cui figurano l'aumento dell'Iva e delle accise per l'anno 2016).

Sentenza Consulta sulle pensioni: ecco la platea dei potenziali beneficiari

Stante la situazione, il primo passo per cercare di risolvere il problema riguarderà la stima precisa delle risorse da reperire. Come abbiamo anticipato ad inizio articolo, dai budget iniziali di circa 5 miliardi di euro (derivanti dai conteggi dell'Avvocatura di Stato, si è passati ai 10 - 13 miliardi di oggi; la platea dei pensionati destinatari dovrebbe essere stimata in circa 6 milioni di persone, andando a toccare tutti coloro che percepiscono Pensioni superiori alle 1450 € lorde al mese.

A livello di singoli cittadini, i rimborsi potrebbero partire dalla somma di 5000 € per gli assegni previdenziali di circa 1800 € lordi mensili alle 10.000 € per chi percepisce all'incirca 4500 € al mese. Unica parziale consolazione per l'erario, il fatto che una parte delle rivalutazioni erogate tornerà nelle casse del fisco grazie al pagamento dell'Irpef dovuta su tali importi.

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