Blocco degli stipendi agli statali incostituzionale, quindi illegittimo. E' questa la sentenza appena uscita dal Palazzo della Consulta dove i Giudici della Corte Costituzionale hanno di fatto tacciato di incostituzionalità un altro pezzo del Decreto "Salva Italia" del Governo Monti. Hanno smantellato un'altra parte di quella che passerà alla storia come uno dei testi legislativi più disastrosi di sempre, la Riforma Fornero.
Il comunicato ufficiale della Corte Costituzionale:
Sicuramente non è finito tutto in una bolla di sapone, ma come ci si aspettava, stavolta la Corte Costituzionale ha sì dichiarato incostituzionale il blocco degli stipendi dal 2010, per i lavoratori del pubblico impiego, ma allo stesso tempo ha dichiarato la sentenza non retroattiva.
In altri termini, i contratti sono sbloccati da oggi, ma tutto quello che è stato tolto agli statali è perduto. Nessuna condanna al rimborso è piovuta sulla testa di Matteo Renzi e del suo Esecutivo che almeno stasera tireranno un sospiro di sollievo. Il Comunicato Ufficiale della Corte Costituzionale è uscito oggi 24 giugno intorno alle 16:30. La storia si può dire conclusa, la Corte infatti ha accolto il ricorso di incostituzionalità della norma ma ha respinto, usando le testuali parole riportate dal comunicato, "le restanti censure proposte".
Perché se il blocco degli stipendi è illegittimo non si ridà indietro il maltolto agli statali?
Questa volta, al contrario della sentenza sul blocco delle pensioni, la Corte Costituzionale ha per così dire usato il buon senso.
Il cosiddetto vincolo di bilancio, sembra aver condizionato l'operato dei Giudici e quindi il loro giudizio. La Consulta ha dato ragione ai ricorrenti ma non ha causato un probabile terremoto per i conti pubblici. Casse statali che sarebbero crollate se, come previsto dall'Avvocatura di Stato, l'eventuale pieno accoglimento delle ragioni dei ricorrenti sarebbe costato circa 34 miliardi di euro tra nuova indicizzazione e rimborsi retroattivi dal 2010.
Ma chi ha vinto allora?
Secondo le associazioni ed i sindacati del pubblico impiego, di vittoria si tratta perché di fatto da domani per il Governo scatterà l'obbligo di aprire i negoziati per il rinnovo dei contratti e sicuramente l'Esecutivo partirà da una posizione di svantaggio. Infatti si negozierà il rinnovo di contratti fermi da 6 anni per una popolazione di lavoratori statali di 3 milioni circa.
L'esborso per il Governo sarà comunque ingente, nell'ordine di 6 o 7 miliardi. L'unica nota positiva è che questa somma non andrà immediatamente in bilancio come poteva accadere per i rimborsi, ma entrerà nei bilanci degli anni successivi. Dovrebbero essere quindi salvaguardati i patti con Bruxelles che chiedono di non sforare il tetto massimo del 3% di deficit che attualmente per l'Italia si assesta al 2,8%