"La questione del pensionamento flessibile da noi sollevato già alcuni anni fa, sta diventando centrale nel dibattito politico". È quanto dichiarato dal Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano ricordando anche la proposta di legge presentata nelle scorse settimane in Commissione Lavoro alla Camera riguardante i pensionamenti flessibili a partire dai 62 anni di età anagrafica accompagnati dal versamento di almeno 35 anni di contributi pena una riduzione massima dell'8 %. L'introduzione delle quote senza penalizzazioni è un'altra proposta valida ma comporterebbe allo Stato un costo che ammonta a circa 10 miliardi di euro.

Il ddl Damiano, ecco cosa comporterebbe

Come specificato dal sito d'informazione "Pensioni Oggi", tale proposta dovrebbe comportare una serie di conseguenze positive per il futuro. Infatti, il disegno di legge targato Damiano ha lo scopo di combattere la povertà e rendere l'uscita più flessibile in favore di molti lavoratori che si ritrovano tuttora privi di un'occupazione e che devono attendere ancora molti anni per raggiungere i requisiti minimi per il pensionamento. L'altro punto cardine della proposta sarebbe lo sblocco dei turnover al fine di consentire alle nuove generazioni di entrare nel contesto lavorativo e quindi, favorire l'occupazione.

Contratti di solidarietà e rivalutazione degli assegni

Intanto la Commissione Lavoro continua la sua analisi degli emendamenti contenuti nel decreto legge 65/2015 riguardanti in modo particolare i contratti di solidarietà: "questa norme è in parte contenuta nel testo, ma prevede un recupero in caso di Pil negativo.

Recupero che noi vogliamo cancellare, a vantaggio delle nuove generazioni", ha affermato il Presidente Damiano. Sempre come riportato da "Pensioni Oggi", resta ancora aperto il tema che riguarda il calcolo dell'indicizzazione delle pensioni. Il decreto legge n. 65/2015, prevede la rivalutazione del 40 % per il biennio 2012-2013 per gli assegni tra 3 e 4 volte il minimo Inps, del 20 % per gli assegni tra 4 o 5 volte il minimo Inps mentre per gli assegni che vanno tra 5 e 6 volte il minimo è prevista una rivalutazione del 10%.