Il personale scolastico, che guarda con preoccupazione la riforma a cui il Governo sta lavorando, deve pensare anche alle questioni che riguardano la previdenza. Il premier Matteo Renzi ed il suo esecutivo stanno valutando diverse ipotesi di modifica alla Legge Fornero, specie per quanto concerne la pensione anticipata. Docenti e restante personale delle scuole, stanno guardando con apprensione alle novità, specie in virtù del fatto che un ricalcolo contributivo dell'assegno previdenziale a fine carriera, potrebbe portare grandi penalizzazioni, in particolar modo agli Under 40.

Come riporta il portale Orizzonte Scuola, ci sono delle preoccupazioni per ciò che concerne la possibilità di andare in pensione anticipatamente al raggiungimento di 62 anni d'età con almeno 35 anni di contribuzione. Sono soprattutto le penalizzazioni a destare turbamenti, la cui entità potrebbe partire da un minimo del 2% per ogni anno di anticipo rispetto al raggiungimento dei requisiti pensionistici, fissati a 66 anni e 7 mesi, ed arrivare ad un massimo dell'8%. C'è apprensione anche per quel personale scolastico che decide di non accedere alla pensione anticipata.

Riforma pensioni: assegni decurtati con calcolo contributivo

Ad essere maggiormente allarmati sono docenti e personale ATA il cui assegno pensionistico verrà calcolato con il metodo contributivo a fine carriera. In base alle fasce d'età, però, il trattamento è differente, vediamo quanto riporta Orizzonte Scuola. Il futuro assegno previdenziale per coloro che attualmente sono in servizio ed hanno un'età compresa tra 30 e 40 anni, con 10 anni di contributi, sarà pari al 50% del compenso percepito al momento dell'accesso alla quiescenza. Il trattamento assistenziale sarà pari al 60% della retribuzione in godimento al momento della cessazione del lavoro per quelli che invece hanno ad oggi un'anzianità anagrafica compresa tra 40 e 55 anni, con contributi versati tra 10 e 19 anni. Infine, per quel personale che attualmente è in servizio ed ha un'età compresa tra 55 e 60 anni, con un'anzianità contributiva tra 20 e 25 anni, il trattamento pensionistico sarà pari ad una cifra che va dal 60% al 65% dell'ultima retribuzione ricevuta. Dunque, per qualcuno l'assegno sarà dimezzato e ad esserne penalizzati come al solito sono i giovani, visto che chi si trova in una fascia che va da 30 a 40 anni riceverà una pensione più bassa rispetto a chi invece ha un'età più avanzata ed è più vicino alla fine del proprio servizio.