Uno dei punti più controversi del piano di immissioni in ruolo 2015 predisposto dalla riforma scuola Renzi riguarda la questione della mobilità straordinaria e della possibilità di perdere la nomina, qualora le province scelte non abbiano il "giusto" fabbisogno di docenti in una determinata classe di concorso. Le fasi B e C del piano di immissioni in ruolo (quello "straordinario" e non legato al normale turnover generazionale annuale) vivono un momento di forte imbarazzo e contraddizione: la domanda per la nomina, ad esempio, sarà obbligatoria?

Oppure i docenti possono decidere di rimanere nelle graduatorie e attendere il momento opportuno per l'assunzione nella propria provincia e regione di appartenenza (o dove si è risultati idonei o vincitori di concorso)? Si potrà partecipare al concorso Scuola 2016, qualora si intendesse seguire questa strada? Le proteste sono molte e il caos regna sovrano.

Caos nomine: ultime notizie immissioni in ruolo 2015 e riforma scuola Renzi

Bisogna partire da un dato per fare chiarezza: le GaE sono provinciali, le GM sono regionali mentre il piano di immissioni in ruolo 2015 è nazionale. Come si conciliano questi elementi divergenti? In realtà, la condizione oggettiva per ottenere l'immissione in ruolo è quella della disponibilità e della flessibilità a seconda delle esigenze "geografiche" della scuola italiana.

Nel concreto significa che docenti che insegnano magari già da vent'anni con contratti a tempo determinato, e magari con un'età che supera i 40 anni, dovranno spostarsi con tutta la famiglia nella provincia dove si libera un posto. Quali saranno i costi sociali e umani? In più, ma non è ancora chiaro e si attendono i decreti attuativi sulla questione, qualora si rifiuti la nomina, si viene definitivamente depennati dalle graduatorie di appartenenza.

In questo senso, sembra chiaro che la domanda (che non si sa ancora se sarà obbligatoria) dovrà essere effettuata per tutte le province, in maniera tale da non perdere la possibilità dell'assunzione, anche se non è stato chiarito ancora quante province potranno essere espresse. C'è dunque un'altra questione: se la normativa prevede un "tot" di province da esprimere e, per la propria classe di concorso, non si liberano i posti sufficienti, quale sarà il destino di coloro che avranno "sbagliato" a scegliere le province?

Negli ultimi giorni, è intervenuto sulla questione Massimo Di Menna della UIL che ha sottolineato i costi umani e sociali di questo piano assunzioni, ma anche il fatto che apra il fianco a possibili contenziosi e ricorsi. La confusione regna sovrana e difficilmente si potrà trovare la "quadra", dal momento che i tempi "stringono".

È tutto per quanto riguarda il piano di immissioni in ruolo 2015 e la riforma scuola Renzi. Chi volesse ricevere aggiornamenti e approfondimenti può cliccare su "Segui" in alto sopra il titolo dell'articolo.