Domani è il giorno in cui dovrebbe arrivare ed essere presentata ufficialmente alle Camere la proposta di Tito Boeri, neopresidente dell'Inps, per quanto riguarda la riforma pensioni 2015. Il governo Renzi, per il momento, ha deciso una via attendista e non si è ancora pronunciato sulle possibilità concrete di trasformazione della legge Fornero. Sullo sfondo resta il referendum della Grecia e la sfida lanciata dal paese ellenico alle politiche di austerità dell'Europa: le ultime notizie sembrano indicare come dalle istituzioni europee non saranno viste di buon occhio manovre che rimandino il pareggio di bilancio e il rigore imposto agli stati membri in difficoltà.
Sulla questione, è intervenuto nei giorni scorsi anche Cesare Damiano, sottolineando come il governo Tsipras abbia fatto bene, tra le altre cose, a rifiutare per il proprio paese una riforma Pensioni che assomiglia molto alla legge Fornero. La questione di una riforma del sistema previdenziale diviene sempre di più politica e va inquadrata a livello europeo: non è ancora chiaro quali saranno le mosse di Renzi e del suo governo, ma la scadenza di giugno, voluta da Giuliano Poletti, per la presentazione delle proposte di riforma è stata abbondantemente superata.
Boeri, il contributivo e l'Europa: ultime notizie riforma pensioni Renzi per il 2015
La proposta di Boeri e dell'Inps per la riforma pensioni 2015 è stata già anticipata, si attendono soltanto delle precisazioni sulla sostenibilità economica.
Il fulcro è rappresentato dal passaggio dal retributivo al contributivo e, secondariamente, la possibilità dell'istituzione di meccanismi di flessibilità in uscita, magari anche sul modello della proposta di Cesare Damiano. Le polemiche sono soprattutto su due punti: il primo è che si tratterebbe della prima volta che l'istituto previdenziale interviene in maniera così decisa sui lavori parlamentari e del legislatore e dai sindacati non viene considerato "accettabile" all'interno di una normale dialettica democratica; il secondo riguarda invece il merito, il passaggio al contributivo porterebbe gli assegni a decurtazioni nell'ordine del 25-30%, rendendo insostenibile la situazione per i pensionandi italiani.
Le ultime notizie sembrano indicare una certa "vicinanza" tra il governo Renzi e le proposte di Boeri.
Le proposte di riforma pensioni 2015 al vaglio del governo Renzi sono essenzialmente quattro: la Quota 97 di Damiano, con calcolo retributivo e penalizzazioni dell'8% decrescenti per chi anticipa l'uscita dal mondo del lavoro a 62 anni (partendo dal requisito minimo dei 35 anni di contribuzione), in più c'è una misura per i precoci, per i quali basterebbero "soltanto" 41 anni di contributi versati - il costo sarebbe di 8,5 miliardi di euro; la Quota 100 sempre di Damiano non prevede penalizzazioni ma requisiti minimi di 62 anni d'età e 38 di contributi - il costo sarebbe di 10 miliardi di euro; la proposta di Tito Boeri con il passaggio al contributivo - i costi, molto ridotti, dovrebbero essere resi noti nei prossimi giorni; infine la "staffetta generazionale", cioè la possibilità di andare in pensione anticipatamente con una riduzione a part-time, attraverso l'inserimento di giovani - la proposta convince soltanto le imprese perché potrebbero assumere giovani a condizioni economiche molto più favorevoli.
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