Il premier Matteo Renzi punta l'attenzione sulle donne che potrebbero smettere di lavorare in anticipo, in particolare coloro che sono nonne già all'età di 57 anni e hanno raggiunto i 35 anni di contributi versati. Palazzo Chigi mostra, però, di avere altre priorità e non si sofferma più di tanto sul caso.
Si cerca in tutti i modi di scovare piani appositi per rendere più flessibili i requisiti per andare in pensione, ma con quest'ultima azione rischia di sparire l'unica flessibilità che è possibile sostenere, ovvero l'opzione donna.
Mentre spuntano ovunque piani per rendere un po' più flessibili i requisiti per il pensionamento, l' opzione donna rischia di scomparire, pur essendo l'unica flessibilità 'sostenibile' che è già legge.
In sostanza, si cerca di fare cassa con la previdenza, come nei paesi che finiscono in default. In gioco ci sono circa 1,3 miliardi già stanziati ma mai utilizzati. Secondo Palazzo Chigi ci sono altre priorità, ma si tornerà presto sull'argomento.
La vicenda interessa migliaia di donne che lavorano e che, magari dopo essere diventate nonne in età ancora "giovane", possono godersi i nipoti e vederli crescere. Tutto questo in cambio di una riduzione volontaria della pensione, un'idea illustrata proprio dal premier Matteo Renzi non molto tempo fa. Eppure, nonostante i buoni propositi, i fatti non sono pi arrivati. Una scelta percorribile, anche in via sperimentale, che però Palazzo Chigi sembra non voler seguire, appoggiando la Ragioneria generale dello Stato.
La c.d. opzione donna è vecchia oltre 10 anni, un'idea partorita nel 2004 con il secondo governo Berlusconi e con il ministro Roberto Maroni. Il funzionamento è semplice: consente alle donne di ottenere la pensione prima, ovvero a 57 anni (58 per le autonome) e con 35 anni di contributi (36 anni per le lavoratrici autonome).
Tutto questo a patto che accettino il calcolo dell'assegno con il metodo contributivo.
Si tratta di un vero e proprio taglio, peraltro abbastanza importante perchè nella misura compresa tra il 25 e il 30 %, che si propone di offrire un'opportunità in più a tutte quelle donne che hanno un percorso contributivo più discontinuo di quello degli uomini e i cui requisiti per il ritiro non sono più così vantaggiosi come nei decenni passati.
La legge interessa le donne che abbiano maturato i requisiti entro quest'anno. Sono settemila le donne che hanno fatto richiesta, senza però entrare nel bacino delle beneficiarie. In realtà, attendono l'ultima parola per sapere se sono escluse definitivamente.