Appena approvato l'emendamento e già pronta la classifica. Le Università hanno valore diverso e di conseguenza anche la laurea. Adesso, anche se il corso di laurea superato è lo stesso, non tutti i laureati sono uguali, e pazienza se anche gli sfortunati hanno fatto molti sacrifici per arrivare al tanto agognato titolo di studio.
Di cosa parliamo?
È l'emendamento inserito nella riforma della Pubblica Amministrazione che è stato approvato il 2 luglio in Commissione. Con questo provvedimento si è stabilito che ai futuri concorsi pubblici oltre che il voto finale conseguito, sarà titolo preferenziale, cioè darà punteggio maggiore, la diversa provenienza del laureato iscritto al concorso.
Cosa vuole dire? Che a parità di laurea ed a parità di voto finale, nelle graduatorie del concorso sarà avanti chi si è laureato in una Università piuttosto che in un'altra.
Come si decide quale Università da vantaggio?
La classifica delle Università, a dire il vero, già esiste, la rende nota l'Anvur, l'Agenzia di valutazione del sistema Universitario. Nei primi posti della classifica non c'è né una che geograficamente è al di sotto di Roma. Il podio è composto da Padova, Trento e Milano con la Bicocca. Nei primi posti anche Verona, Bologna e Pisa.
Quindi conviene iscriversi ad Atenei classificati più in alto?
Sicuramente questo provvedimento condizionerà le scelte di tutti i ragazzi che decidono di intraprendere il percorso universitario.
Sapere di avere possibili futuri vantaggi da un Ateneo piuttosto che da un altro sicuramente opzionerà le scelte. Il problema è che con la alta tassazione dei corsi di laurea, e con le successive spese per libri, materiale didattico, vitto e alloggio, per molti l'Università già è un lusso. Così si penalizzeranno le famiglie meno abbienti e quelle del Sud.
Infatti aumenteranno, per esempio, le spese per un ragazzo di Bari che al posto di iscriversi all'Università della sua città o vicina a casa sua, dovrà per forza di cose optare per una università a 1.000 km di distanza.
Ma nessuno si è lamentato?
Le polemiche si stanno sprecando come era giusto che sia. I partiti delle opposizioni, già sul piede di guerra per il Decreto Buona Scuola, parlano di ennesimo favore alla "casta".
Noi pensiamo che ipoteticamente questo provvedimento potrebbe benissimo essere accusato di incostituzionalità. La Costituzione parla di concedere la possibilità di istruzione anche ai meno abbienti e parla di parificazione dei titoli di studio sia legalmente che per il riconoscimento professionale.