Domani 07 luglio la riforma della scuola approderà alla Camera dei Deputati per l'approvazione definitiva. Dopo il voto di fiducia e il passaggio al Senato con conseguente prima approvazione, il testo della riforma passa alla Camera per la definitiva approvazione. È un passaggio obbligato dall'esito scontato. Verrà approvato il decreto tanto è vero che i Cobas, l'Anief e le sigle sindacali di categoria si sono dati appuntamento davanti a Montecitorio per una manifestazione contro il disegno di legge. Addirittura l'Anief sul proprio sito ha approntato un vademecum per la presentazione dei ricorsi contro un decreto che di fatto cancella le graduatorie.

Che significa cancellazione delle graduatorie?

La legge di stabilità ha stanziato un miliardo per l'eliminazione delle graduatorie ad esaurimento e fare in modo che dal 2016 l'entrata nella Scuola sia possibile solo tramite concorso. Resta confermata la assunzione di oltre 100mila precari, ma non scatterà per tutti l'assunzione immediata. Infatti solo per 40mila scatterà l'immediata assunzione per sostituire i colleghi che vanno in pensione, mentre per 60mila bisognerà attendere il concorso previsto nel 2016. Il problema è che nell'ultimo ritocco al decreto, per questi 60mila, che erano in graduatoria, non ci saranno posti riservati, ma solo qualche punto in più per il concorso.

Chi sono i soggetti interessati e perché sono contrari al concorso?

Si tratta dei diplomati magistrali fino all'anno 2002 che tra supplenze e precariato facevano parte delle graduatorie in attesa dell'assunzione definitiva. La graduatoria ad esaurimento era il modo per stabilizzare il lavoro di questi precari, un diritto sancito anche dal Consiglio di Stato.

Con la cancellazione della graduatoria, questi soggetti perderanno un diritto acquisito negli anni di precariato, torneranno nella griglia di chi sogna un posto di lavoro stabile insieme anche ai diplomati successivi al 2002.

Come abbiamo detto, per via del pensionamento, i primi 40mila circa della graduatoria verranno assunti, ma il numero del precariato è di gran lunga superiore a quello che si va a sanare così.

Migliaia di maestri, la maggior parte donne, rischiano dopo anni di perdere un diritto che considerando anche la condizione del lavoro delle donne, che in Italia è pesantemente discriminata, peggiorerà la situazione.