Da parte del premier Renzi e del suo governo tutto tace: non vi è stato alcun intervento importante nella settimana che ha visto arrivare la proposta di Tito Boeri sulla riforma pensioni 2015. Le ultime notizie rivelano come oramai il neopresidente dell'Inps sia divenuto, al di fuori di ogni normale dialettica democratica, l'interlocutore fondamentale per ogni discussione che riguardi le Pensioni e, in generale, il sistema previdenziale e di welfare state. Alcuni lo hanno definito 'ministro ombra' del Lavoro, data anche la debolezza di Giuliano Poletti, e il Partito Democratico sembra sempre di più accreditargli questo ruolo: è da leggersi in questa direzione l'insieme di questioni che l'onorevole Gnecchi del PD ha posto proprio a Tito Boeri durante un'audizione informale alla Camera.

Intanto, torna a farsi sentire la CGIL sulla questione dei lavoratori precoci e di quella che è stata battezzata Quota 41.

Boeri il 'tuttofare': ultime notizie riforma pensioni Renzi per il 2015

Il ruolo politico di Tito Boeri sembra sempre di più inquietare i sonni dei pensionandi: la proposta di riforma pensioni 2015 con il passaggio al contributivo penalizzerebbe soprattutto coloro che si trovano ad avere tra i 50 e i 60 anni. Intanto, però, il governo Renzi e il Partito Democratico sembrano vedere nel professore della Bocconi l'unico interlocutore importante per tutte le questioni che riguardano pensioni e welfare state. Durante un'audizione alla Camera, l'on. Gnecchi del PD ha chiesto a Tito Boeri come risolvere una serie di questioni riguardanti la previdenza: come fare con gli esodati e la settima salvaguardia che sembra essersi arenata; come agire con l'opzione donna, soprattutto per coloro che hanno maturato i requisiti nel 2015; infine, cosa fare con i destinatari della legge 104 che sono in numero maggiore rispetto ai posti concessi nelle salvaguardie.

Le domande riguardano questioni di grande importanza, ma la vera interrogazione è un'altra: perché un tecnico a capo dell'Inps dovrebbe sostituirsi al legislatore su temi di tale importanza? Sembra, allora, chiaro l'atteggiamento del governo Renzi sul tema della riforma delle pensioni per il 2015: proseguire sulla strada dei "tecnici" e lasciare da parte il dibattito politico.

Caos dei precoci e Quota 41: riforma pensioni 2015 di Renzi

Ma c'è un'altra questione, connessa alla riforma pensioni per il 2015, che il governo Renzi sembra accantonare e che non sembra essere più all'ordine del giorno: si tratta del destino dei cosiddetti lavoratori "precoci", coloro che si trovano ad avere 60/61/62 anni e ad aver già maturato 41 anni di contribuzione.

Nella proposta di Cesare Damiano era inserita anche la "Quota 41", cioè la possibilità di andare in pensione immediatamente e senza penalizzazioni per coloro che avessero raggiunto 41 anni di contribuzione. La proposta Damiano, però, non piace a Boeri e all'Europa, e non sembra piacere, di riflesso, al governo e al premier Renzi. Sul tema è intervenuta la CGIL, richiamando l'attenzione sul problema: l'esecutivo sembra essere oramai sempre più sordo alle richieste che provengono dai sindacati e dalla società civile. In questo senso, il modo con cui è stata approvata la riforma della scuola sembra insegnare quale sarà la strada futura del governo anche su altre materie.

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