La presentazione del piano per la riforma Pensioni 2015 di Tito Boeri, presidente dell'Inps, non poteva che suscitare grandi scontri e polemiche: le ultime notizie non riguardano soltanto il botta e risposta tra il bocconiano e Damiano (che dura oramai da settimane) ma anche e soprattutto la decisione dei sindacati dei pensionati, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, di scendere in piazza il 14 luglio per manifestare la propria disapprovazione sull'approccio generale alla riforma del sistema previdenziale e sulla questione dei rimborsi. Il punto critico messo in rilievo da più parti è il seguente: Tito Boeri sta svolgendo, di fatto, il ruolo di "ministro ombra" del Lavoro; Giuliano Poletti, infatti, tace o, quando interviene, mantiene una posizione più o meno equidistante per non compromettere direttamente il governo Renzi.

Il premier, dal canto suo, sembra essere molto interessato alla proposta di Boeri, soprattutto per un motivo: il piano del presidente dell'Inps per il passaggio dal retributivo al contributivo sugli assegni in via di calcolo sembra piacere anche all'Unione Europea.

Ultime notizie riforma pensioni 2015: i tagli agli assegni

Quanto costerebbe ai pensionati il passaggio dal retributivo al contributivo, secondo le linee guida di Boeri per la riforma pensioni 2015 e l'inserimento di un meccanismo di flessibilità in uscita? Un primo prospetto indicativo è stato stilato da Progetica e indica di che entità dovrebbero essere i "tagli" alle pensioni. Un elemento da tenere in conto è l'anzianità al 31 dicembre 1995: coloro che hanno versato in quella data già un numero consistente di contributi (parliamo di lavoratori che oggi hanno più di 60 anni di età) andrebbero incontro alle decurtazioni più sostanziali (circa il 20%), mentre poi la percentuale diminuisce fino allo 0% per i lavoratori che hanno ora circa trent'anni e l'assegno già calcolato per legge esclusivamente con il sistema contributivo (e che, dunque, quando andranno in pensione, avranno già di per sé un assegno decisamente più basso rispetto all'ultima retribuzione).

Riassumendo: al momento di andare in pensione, per un lavoratore di 60 anni la penalità sarebbe del 20%; per un lavoratore di 50 anni, i tagli sarebbero del 10%; per un lavoratore di 40 anni circa il 2%; nullo per i lavoratori di 30 anni.

I sindacati in presidio e il governo Renzi: ultime notizie riforma pensioni 2015

Si sostiene che il sistema previdenziale italiano sia tra i più "salati" tra quelli dei paesi dell'UE, ma intanto gli ultimi dati Inps sono i seguenti: 6,6 milioni di pensionati prendono meno di 1000 euro di pensione e 1,9 milioni non superano i 500 euro.

I sindacati dei pensionati, soprattutto per la questione rimborsi ma anche contro il piano di riforma pensioni 2015 di Boeri, hanno deciso di scendere in piazza il 14 luglio in piazza del Pantheon, proprio quando si dovrà votare per il decreto rimborsi. La questione è il crollo del potere d'acquisto della maggior parte delle pensioni degli italiani: con la riforma pensioni 2015 proposta da Boeri e che piace a Renzi, si rischia lo scontro sociale; è difficile dover dire a un pensionando che ha duramente lavorato per quattro decenni e più che il suo assegno, a causa delle necessità di pareggio di bilancio imposte dall'UE, dovrà essere pesantemente decurtato.

È tutto con le ultime notizie sulla riforma pensioni 2015 del governo Renzi. Per notizie e aggiornamenti, vi suggeriamo di cliccare su "Segui" in alto poco sopra il titolo dell'articolo.