Ora che la riforma della Scuola diventerà legge, un altro importante tema di discussione balza sulle prime pagine di tutti i giornali: si tratta della cosiddetta teoria 'gender', i cui princìpi, nonostante le secche smentite del ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, sembrano essere stati abilmente nascosti all'interno del contestatissimo comma 16 del disegno di legge renziano dove si parla esplicitamente di educazione alla parità tra i sessi e di prevenzione alla violenza di ogni genere e ad ogni forma di discriminazione. 

Fin quando ci si riferisce alla violenza sulle donne e/o al femminicidio, nulla da eccepire ma quando il quadro normativo sembra venga 'ispirato' da due documenti discussi come la Convenzione di Istanbul e il Piano di azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, le cose cambiano e di molto.

Nella Convenzione di Istanbul, si parla espressamente di 'ruoli e di comportamenti' e non di 'sesso biologico', facendo espresso riferimento ai cosiddetti 'gender studies'; non parliamo poi del Piano straordinario che addirittura si pone l'obiettivo primario di 'superare gli stereotipi riguardanti il ruolo sociale' con lo scopo di andare oltre il significato dell'essere donne o uomini.

Buona Scuola e teoria 'gender': non si placano le polemiche

Ecco, dunque, come la Buona Scuola rischia di avvicinarsi 'pericolosamente' alla teoria 'gender' ed è la ragione fondamentale delle forti proteste da parte di diversi partiti politici, come la Lega Nord e il gruppo per l'Italia Centro-Democratico. Secondo il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, invece, non c'è alcun motivo di preoccupazione in quanto il ministro Stefania Giannini ha già provveduto ad inviare una circolare riguardante il 'consenso informato' dei genitori che eviterebbe il diffondersi dell'educazione gender nelle scuole.

Un'altra polemica, però, rischia di buttare benzina sul fuoco ed è quella riguardante un presunto accordo tra la Cei e il ministro Giannini sui punti riguardanti le unioni civili e la stepchild adoption.
La notizia è stata seccamente smentita da don Ivan Maffeis, portavoce della Cei, ma è chiaro che, come sottolineato da Toni Brandi, presidente di Pro Vita, è necessario fare chiarezza per rassicurare centinaia di migliaia di famiglie di tutta Italia.