Un articolo che porta la firma di Leonardo Raito e apparso sul quotidiano 'L'Unità' non ha mancato di sollevare un 'polverone' per via di alcune frasi ed espressioni particolarmente dure rivolte al personale che lavora per la Scuola pubblica, accusata, tra l'altro, di essere uno 'stipendificio'.

Nel pezzo si parla di 'scuola italiana ferma al palo' mentre il resto dell'Europa sta correndo, perchè negli altri Paesi si investe di più e meglio nella formazione. 
L'elogio della riforma renziana si sintetizza nell'attuazione dell'autonomia scolastica, nelle assunzioni, nella valutazione dei docenti, nel rafforzamento delle responsabilità dei presidi e nella scuola privata, considerata come elemento per aumentare il grado di competitività. 'Da oggi - citando testualmente l'articolo - nessuno potrà rifuggire di fronte alle proprie responsabilità'.

Riforma scuola e articolo su l''Unità': i docenti replicano su Facebook

Ferma e decisa è stata la replica dei docenti che, sui vari gruppi Facebook, hanno condannato i giudizi espressi da Raito nel suo articolo. In particolar modo, è stato criticato lo stile denigratorio usato nei confronti del personale scolastico che si dedica ogni giorno alla sua professione con impegno e passione. 
Come c'era da aspettarsi, è stato l'uso del termine 'stipendificio', accostato impropriamente alla scuola pubblica, ad aver provocato la violenta reazione degli insegnanti che si sono sentiti offesi di fronte a tale espressione.

'Stipendificio': nulla confronto alla politica

Inevitabile il paragone con gli 'stipendi d'oro' dei parlamentari e con i privilegi goduti della classe politica, molto spesso corrotta, e protagonista di scandali e corruzione. 
Sarebbe stato senz'altro meglio non toccare questo tasto delicato, considerando il fatto che il personale scolastico sta aspettando da anni ed anni il rinnovo del contratto economico
Una provocazione gratuita e particolarmente velenosa che poteva benissimo essere evitata, seppur i docenti stessi ammettano che anche la scuola comprende lavoratori non degni del loro titolo, come del resto accade in tutte gli altri comparti della Pubblica Amministrazione nonchè nel settore privato.